Prima erano i militari delle barzellette. Quelle dove lincubo è un inglese ai fornelli e un italiano in divisa. Poi diventarono soldati pacifici e laboriosi, sempre pronti a distribuire caramelle, ma eternamente esitanti nell imbracciare il fucile. Ora tutto è cambiato. Il primo a riconoscerlo è il presidente americano Barack Obama quando a Lisbona saluta Silvio Berlusconi ricordando che italiani e canadesi «stanno facendo la differenza sul terreno». Quella frase - preceduta dagli elogi del comandante David Petraeus per il «great job», il grande lavoro svolto in Afghanistan - segna la fondamentale svolta di una forza armata capace ormai di giocarsela alla pari con americani, francesi e inglesi. Dietro a questa svolta ci sono lesperienza e le capacità conseguite nelle missioni internazionali.
Nel 1982 i bersaglieri spediti in Libano si ritrovano prigionieri dei nostri rugginosi mezzi da sbarco. Trentotto anni dopo lItalia possiede una delle macchine militari più agili, moderne ed efficienti. Lo spartiacque tra lefficienza intrinseca e quella capace di stupire il mondo è però segnato da un cruciale gesto politico. A compierlo, nel luglio 2008, è il ministro della Difesa dellattuale governo volando nella fornace di Farah per sdoganare e legittimare le nostre forze speciali impegnate in missioni di combattimento. Prigionieri di disposizioni politiche che talvolta impongono la ritirata piuttosto che il ricorso a un esplicito quanto legittimo impiego della forza, i nostri militari sono, fino a quel momento, militari dimezzati. Bravissimi nel condurre operazioni di pace si guardano esitanti ogni qualvolta cè da mettere un proiettile in canna. E non certo per pavidità, ma perché per ogni pallottola sparata rischiano la delegittimazione politica o la reazione di un opinione pubblica influenzata, a volte, delle più miopi ideologie pacifiste. Quel viaggio a Farah, quellabbraccio ideale agli uomini costretti, durante il governo Prodi, a combattere e rischiare allinsaputa dellopinione pubblica, cambia scenari e mentalità. Sdoganati e legittimati i nostri militari possono finalmente dimostrare quanto sanno fare. Anche nelle situazioni più difficili.
Nella sperduta ridotta di Bala Murghab sottraggono al controllo talebano decine di villaggi garantendo il ritorno alle loro case di 8.000 civili. Nella provincia di Farah riconquistano larghe fette di territorio guadagnandosi il rispetto e lammirazione della popolazione. Nelle guarnigioni dellesercito afghano gli istruttori italiani si conquistano la fiducia delle coraggiose, ma impreparate, reclute afghane vivendo e combattendo al loro fianco. E i carabinieri, chiamati ad addestrare la polizia, si dimostrano i migliori nel trasmettere capacità operative e nello sviluppare un modello di forza di sicurezza capace di garantire lordine pubblico e, al tempo stesso, di combattere il terrorismo. Non a caso dopo aver risposto alle richieste Nato portando il nostro contingente da 2.500 a oltre 4.
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