Con la decisione di tagliare appena di un quarto di punto i tassi, Jean-Claude Trichet ha introdotto ieri un elemento di forte discontinuità rispetto allo stile di comunicazione finora utilizzato, teso ad alzare in anticipo il velo sulle mosse di politica monetaria. Non a caso, fino a ieri, i mercati scommettevano su una riduzione del costo del denaro dello 0,50%. Così non è stato.
Se è difficile spiegare questo cambio di registro, qualche interpretazione sui motivi alla base del mini-allentamento si può tentare. Quella più benevola, riconducibile a qualche analista e secondo altri anche alla reazione delle Borse di ieri, è che Trichet stia suggerendo la possibilità di un percorso meno accidentato sul sentiero della crisi. Ma le parole pronunciate dal presidente dellEurotower durante lincontro con i giornalisti, con particolare riferimento alla severità della recessione e alla rassegnata constatazione che la ripresa non si paleserà prima del 2010, sembrano smentire questa ipotesi.
Il clima recessivo destinato a perdurare ancora mesi, unito a una dinamica disinflazionistica così virulenta da portare verosimilmente al giro di boa di metà anno la crescita dei prezzi al consumo sotto zero, lascerebbe semmai spazio a interventi più risoluti. Nei mesi scorsi, infatti, la Bce ha sempre risposto con inusuale tempestività alla richiesta di azioni anti-crisi. Dallottobre 2008 a oggi, il costo del denaro è sceso dal 4,25% all1,25%. In sei mosse, i tassi sono stati sforbiciati di tre punti secchi percentuali (la precedente fase espansiva risale al periodo maggio 2001-giugno 2003, con i tassi crollati dal 4,75 al 2%), mentre la banca centrale continuava a rifornire di liquidità il mercato interbancario nel tentativo di chiudere i conti con il credit crunch. In ogni caso, questo processo virtuoso di adeguamento delle leve monetarie alla gravità della situazione, non cancella la macchia dellancora incomprensibile stretta decisa nel luglio scorso.
Con il taglietto di ieri, Trichet pare semmai voler mantenere in canna qualche munizione. Il 2009 è ancora lungo, pieno di insidie, e spazi di manovra vanno mantenuti.
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