Politica

L’analisi Il timore di Berlusconi: vogliono incrinare l’asse del Nord

RomaDire che se l’aspettava è forse troppo, ma Silvio Berlusconi aveva iniziato a temere che di qui a poco il bersaglio si sarebbe spostato su Umberto Bossi. Un modo per colpirlo «di sponda» e provare a incrinare il cosiddetto asse del Nord. Che invece, come era piuttosto scontato, regge e come se la giornata della Lega a Venezia è anche all’insegna di una difesa a spada tratta del Cavaliere. Non solo nelle parole del Senatùr, ma anche nei sottintesi se il ministro dell’Interno Maroni ci tiene ad elencare i successi del governo nella lotta alla mafia. Un passaggio difficile da non interpretare come una presa di distanza da Gianfranco Fini e dalla querelle di due giorni fa. Un passaggio che il Cavaliere gradisce.
Da Arcore, dove passa la domenica, il premier segue i due fronti della giornata politica: la chiusura degli stati generali dell’Udc a Chianciano e la cerimonia dell’ampolla a San Marco. Con l’intervento di Pier Ferdinando Casini che lo lascia un po’ sorpreso, soprattutto per i toni e per la chiamata alle armi di un cartello trasversale anti-Lega. D’altra parte, ragionava una settimana fa Berlusconi, da qualche tempo non c’è giorno che Casini non affondi colpi. Una scelta che potrebbe anche rientrare nella trattativa per le regionali che va avanti ormai da mesi ma che forse ieri ha passato il segno se anche Fabrizio Cicchitto - capogruppo del Pdl alla Camera e uno dei principali mediatori con i centristi - ha invitato l’ex presidente della Camera ad abbassare i toni.
Se l’asse con il Carroccio non è in discussione - tanto che pare in buona parte chiusa la questione regionali con Piemonte e Veneto che dovrebbero andare alla Lega - resta invece aperto il fronte con Gianfranco Fini. La cena di sabato sera a Villa Madama, infatti, si è risolta in un nulla di fatto. Non solo perché il Cavaliere si è limitato a un menù ad hoc per seguire la sua dieta, ma anche perché l’occasione istituzionale - cerimonia con i presidenti delle Camere dei Paesi G8 - lasciava pochissimi spazi. Che non sono stati sfruttati anche perché Fini insiste sulla necessità di un vis-à-vis corposo e secondo il cerimoniale (quindi negli uffici del presidente della Camera). Il premier, che ha scelto la via del silenzio non solo per evitare il ping pong di dichiarazioni di qualche giorno fa ma anche per lasciare l’ex leader di An da solo a menar fendenti, continua con la strategia dell’attesa. Ma, giura chi gli è a fianco dai tempi della Fininvest, la sua pazienza sta finire. Il governo - è il ragionamento del Cavaliere - è saldo e coeso e con il lavoro stiamo portando a casa risultati come la ricostruzione in Abruzzo. Insomma, è il sottotesto, non si capisce perché dare tanto peso e tanta attesa a un faccia a faccia sulla democrazia interna del partito. Un genere di questione che dal giorno in cui è entrato in politica al premier fa solo accapponare la pelle. Pur non essendo ancora in agenda - ieri le diplomazie non si sono mosse - è comunque probabile che l’incontro tra i due si terrà già in settimana, forse mercoledì.
È chiaro, infatti, che rinviarlo ancora non farebbe altro che alimentare le polemiche e rilanciare interpretazioni e ipotesi sulla strategia finiana. Il Cavaliere continua a ripetere di non capire dove voglia davvero andare e al di là delle ventilate ipotesi su governi d’emergenza e presunti traghettatori, di certo c’è che ieri si è registrata una saldatura tra Fini e Casini nell’assalto alla Lega. Con l’ex leader di An che da qualche giorno non risparmia critiche nemmeno a Giulio Tremonti, principale garante dell’asse con il Carroccio.

Una saldatura che a Berlusconi non è piaciuta affatto.

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