da Lecco
Lavora gratis, in municipio, e si vergogna pure un po’ perché non vorrebbe dare il cattivo esempio. Un dirigente, mica uno qualsiasi, eppure sempre e solo con zero euro al mese.
«Il lavoro è a titolo oneroso, sia chiaro – ragiona il capo di gabinetto del Comune di Lecco -. Ma il mio è un caso particolare, un’eccezione perciò il contratto contiene una clausola sulla gratuità della mia prestazione. Lo stipendio non mi serve. Prendo 3.700 euro al mese di pensione. Netti, eh. A differenza di chi fatica a tirare la fine del mese, io arrivo alla terza, alla quarta e pure alla sesta settimana. I soldi non sono un problema. Perciò se non è troppo trambusto e a nessuno dà noia io andrei avanti così perché penso che la mia esperienza serva e a me non serve che mi riconoscano un compenso».
Mario Moschetti ha 63 anni, è nato nelle Marche, ma vive a Lecco da un’eternità anche se ha ancora l’accento della sua terra natia. Fino a luglio era il segretario generale del Comune di Lecco. Poi si è dimesso: «Troppe tensioni tra le varie forze politiche e il segretario veniva sempre tirato di mezzo. Questo mi pesava. Siccome avevo 42 anni di contributi, mi sono fatto da parte». Al sindaco, Antonella Faggi, è venuto un attacco di panico, non poteva perdere un braccio destro così, anche perché lui, nel 2006, le aveva promesso che non l’avrebbe abbandonata per tutta la legislatura.
Riassumere un ex dipendente pubblico nei primi cinque anni dopo la pensione è impossibile. L’unico modo perché lui rientrasse era che rinunciasse allo stipendio e trovasse un contratto che giustificasse la gratuità. «Il volontariato è proibito, in questi casi». Moschetti queste cose le sa, prima veniva pagato per questo, contratti. Li snocciola uno dietro all’altro, come se avesse un testo di diritto sotto al naso. «Io sono assunto a tempo determinato, regolare contratto di funzionario amministrativo categoria D/3”. Ore lavorative: 18. «Ma io ne faccio di più». Euro in busta paga: neanche uno. «Se mi dovessero pagare, sarebbero 500-600 euro, lo stipendio di un part-time, ma io non voglio portare via il lavoro a nessuno». La Faggi, leghista, ormai lo considera alla stregua di un idolo. Con la crisi che c’è, i tagli che fioccano, l’aria che tira, gente che lavora gratis è sempre ben accetta. Ma Moschetti frena: «Loro sono leghisti, ma io no. Non voglio essere un modello. Mi rendo conto di essere un privilegiato perché posso permetterlo, ma voglio ridimensionare questa cosa. Lo faccio perché avevo questo impegno morale con il sindaco che non l’avrei abbandonata. E poi perché a non lavorare ci si annoia e io tento di mantenermi in forma. Si rimbambisce a non lavorare e di sicuro posso mettere la mia esperienza al servizio del pubblico». Meglio dei giochi che tengono in allenamento il cervello. «E poi pretendere soldi sarebbe stato ingiusto e immorale». A chiamarlo al centralino ti passano subito la segreteria del sindaco. È lì che il lavoratore a costo zero è insediato e lì resterà fino alla scadenza del mandato della Faggi. Lei lo ritiene insostituibile, lui si dà da fare per aiutarla, ma non vorrebbe finire in una tempesta di critiche. «Io posso anche rinunciare – dice -.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.