Caro Granzotto, ho dei cari e vecchi amici laureati, con buoni titoli accademici, simpatici, ma affetti dalla sindrome ossessivo-compulsiva dellantiberlusconismo viscerale e militante. Basta nominare il Cavaliere e i loro occhi cominciano a roteare furiosamente, intrisi di sangue, la bava a colare copiosamente e i canini ad allungarsi smisuratamente come quelli di Drakula alias Vlad Tepec limpalatore, di cui vorrebbero emulare le gesta. Mi chiedo: e se questi miei amici avessero fatto i magistrati, magari nel club di Md?
Sa cosa mè venuto da pensare, caro Madia? Che lantiberlusconismo non sia tanto alimentato dalla Repubblica, con rispetto parlando, ma dalle grandi case farmaceutiche. Lantiberlusconista vive infatti in un continuo stato di stizza e di scontento, di frustrazione da impotenza (più cerchi di buttarlo giù, più si tira su, il Berlusca) e di vano revanscismo. Non si limita ad abominare il Cavaliere: lo vuole nella polvere, lo vuole mortificato. Lo vuole in galera. E siccome lantiberlusconista è anche roso dallinvidia, oltre che in galera lo vuole spogliato dei suoi beni: lo vuole povero. Alimentare a tempo pieno tali fisime, uterine e insieme velleitarie, finisce per compromettere le funzioni epatiche e digestive. In pratica ti viene il mal di fegato e lulcera (infatti, se ci fa caso, gli antiberlusconisti sono tutti daspetto itterico e dispeptico) per non parlare dei travasi di bile, del bolo isterico, della contrazione ticcosa della mascella e daltri tic come quello cui è preda Livia Turco (detto anche tic del pianista). Tutti malanni ai quali far fronte con opportune dosi di medicamenti per la gioia, appunto, delle case farmaceutiche. Faccia dunque due più due, caro Madia, e mi dica se a pensar male non ci si azzecca. Per venire alla sua questione, è evidente che lantiberlusconismo non altera semplicemente le funzioni dellorganismo, ma influisce anche sulla psiche. Come e forse più di altri «ismi» lantiberlusconismo fa velo alla facoltà di giudizio e mi chiedo come possa essere altrimenti. Siamo tutti condizionati dalla nostra cultura, dalle nostre idee, opinioni, simpatie e antipatie. Un dato di fatto che si dà per scontato e, più o meno concordemente, per accettato. Ma il discorso cambia quando lantiberlusconismo fa velo a quel genere particolare di giudizio che è proprio dellattività giudiziaria. Un fiero antiberlusconista può giudicare (in Tribunale) Berlusconi? Tanto per far nomi, la dottoressa Nicoletta Gandus che «ha fortemente esternato il proprio pensiero - sono affermazioni della Corte dappello di Milano - e vivacemente criticato scelte politico-legislative di una parte politica a lei estranea», manifestando così il suo antiberlusconismo, può giudicare (in veste di magistrato) Berlusconi? Il semplice buon senso farebbe dire di no. E invece, come avrà letto, caro Madia, la riposta è sì. E questo perché nel sol gesto di indossare la toga Gandus, così almeno certifica la Corte dappello, «accantona lasserita avversione ideologica e anche lastio verso un soggetto politico probabilmente a lei inviso». I miei giudizi non fanno male a nessuno, non ho la facoltà, io, di mandare in galera.
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