L’appello di Sacconi: «Stop ai licenziamenti»

RomaSi intravede l’uscita dal tunnel. La crisi, secondo gli osservatori internazionali e i leader mondiali, potrebbe non durare più tanto e comunque meno del previsto. Ma è difficile che gli effetti sull’occupazione si siano esauriti con l’emorragia di posti nella grande impresa e il boom di richieste di cassa integrazione degli ultimi mesi. Per questo il ministro del Welfare Maurizio Sacconi ieri (nella foto) ha rivolto un appello alle imprese che ricalca alcune proposte arrivate recentemente dai sindacati. L’accordo con le regioni sugli ammortizzatori sociali - questa la premessa - ha messo a disposizione delle aziende «ingenti risorse per proteggere il reddito nei casi in cui l’attività lavorativa viene sospesa e quindi permane vivo il rapporto di lavoro». Con questi strumenti e «di fronte alla caduta della domanda - secondo il ministro - le imprese possono mantenere il rapporto di lavoro, anche se sono costrette a ridurre la produzione e quindi l’attività lavorativa. Senza dimenticare la possibilità che la minore attività lavorativa venga spalmata su più persone attraverso i contratti di solidarietà».
In altre parole il ministro del Welfare Maurizio Sacconi rivolge un appello alle imprese affinché riflettano su di una «vera e propria libera e responsabile moratoria ai licenziamenti». Fino ad ora «l’Italia sta governando le conseguenze della crisi con minore propensione al licenziamento rispetto agli altri Paesi». E le nostre imprese non devono perdere «la capacità di ripartire tempestivamente nel momento in cui si dovesse determinare una ripresa della domanda».
Il primo a parlare di moratoria dei licenziamenti era stato il segretario generale della Uil Luigi Angeletti. Ieri il sindacalista ha apprezzato l’appello di Sacconi. «È la nostra proposta, però - ha precisato - non bisogna lasciare la moratoria esclusivamente alla volontà delle parti. Bisogna incentivarla con congrui sconti contributivi». D’accordo la Cisl.

Per il segretario confederale Giorgio Santini «il rafforzamento dei contratti di solidarietà va in questa direzione e poi - spiega - è interesse delle imprese non perdere professionalità. Con un’ondata di licenziamenti i lavoratori soffrirebbero, ma l’economia ne risentirebbe molto di più».

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