«Rosetti era condizionato domenica a Udine, non era sereno. È umanamente comprensibile dopo la campagna di giornali e tv sulla sudditanza psicologica degli arbitri nei nostri confronti. Come poteva avere uno stato danimo tranquillo? Magari è stato un caso, poteva capitare, però è capitato. Lui non ha le colpe maggiori di questa situazione, resta un ottimo arbitro anche se ci ha annullato un gol validissimo. Era evidente che fosse buono, lo dico da tifoso. Ma qualcuno lha visto in maniera diversa, capita nel calcio. Mi ha fatto piacere, questo sì, che i giocatori non si siano arrabbiati di fronte a una simile ingiustizia. È un segno di maturità». Con queste parole, per niente criptiche, Massimo Moratti ha interrotto il silenzio stampa dellInter in occasione della consegna del Premio Brera che ha ricevuto, ieri pomeriggio, insieme con gli amici-nemici del Milan.
Sulla questione arbitrale ha aggiunto: «Collina è luomo giusto come designatore. Adesso deve riuscire a trasferire le sue conoscenze agli arbitri che hanno bisogno di insegnamenti. Sulla possibilità di utilizzare fischietti stranieri, non mi trovo daccordo. Allestero ho visto pochi fenomeni. I nostri cercano di fare del loro meglio, ma convivono anche con una situazione difficile, in mezzo alle polemiche».
Il discorso si sposta sul silenzio stampa: «Si era creato un clima di tensione e di nervosismo. Allora ci siamo presi un momento di riflessione, per così dire abbiamo tirato giù le vele. Non volevamo continuare un battibecco che non abbiamo certo iniziato noi. Una situazione esagerata, lo dico senza polemica. Ma lasciamo stare laccostamento con la Juventus del passato. È una situazione totalmente diversa. E io non sono cambiato adesso che mi trovo davanti invece che a inseguire».
E infine. Su Pato: «Lo avevamo seguito anche noi, ma abbiamo pensato che non era il caso di prenderlo anche per un questione di soldi».
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