La prima sensazione è di precarietà. Una tenda da campeggio posta nel giardino di fronte all'ingresso accoglie il visitatore all'Archivio museo della stampa, un polo d'eccellenza per la conservazione e la tutela del patrimonio tipografico, nato nel giugno 2003, ospitato nei locali della Provincia di Genova Quarto e gestito dall'associazione culturale di volontariato Imprinting Onlus. Sono 35 i musei della stampa presenti in Italia e quello di Genova per la sua originalità nella concezione museale e la spiccata vocazione alla sperimentazione, è uno dei più importanti. «Lo stupore dei visitatori è suscitato dallo scoprire qualcosa di diverso dal solito percorso museale, di vedere macchine che sono vive, funzionanti e non solo da contemplare», racconta entusiasta il Presidente dell'associazione Giorgio Tanasini.
Ma adesso il 31 dicembre è scaduta la convenzione con la Provincia, la quale garantisce un finanziamento di 25 mila euro all'anno e soprattutto la concessione dei locali in uso gratuito all'associazione, il museo della stampa, già costretto in spazi troppo ristretti per esporre il vasto patrimonio, non conosce quale destino l'attende. L'Assessore alla Cultura della Provincia di Genova, Giorgio Devoto precisa però che «il finanziamento della Provincia verrà confermato anche per il 2011 nonostante il taglio del 65% delle risorse dell'assessorato».
In pratica l'Armus ha ricevuto lo sfratto e dovrà lasciare i locali che occupa in concordato dal 2003 e dove ha svolto ininterrottamente per 7 anni un'intensa attività didattica e di laboratorio sperimentale dedicata a scuole primarie, secondarie e a gruppi di disabili. «Riceviamo la visita di circa 2000 bambini ogni anno - dicono i volontari - e attraverso percorsi sensoriali appositamente studiati coinvolgiamo nella scoperta dei propri sensi, non vedenti, ipovedenti, sordi e disabili mentali. Tutto ciò nonostante la nostra infelice collocazione, poco visibile e nei fondi di un palazzo».
«La tenda serve per ospitare reperti tipografici che all'interno della sede non trovano spazio - spiega Tanasini - e nel magazzino abbiamo migliaia di caratteri tipografici che è impossibile esporre». All'esterno sotto una tettoia pericolante e soggetta a infiltrazioni d'acqua giacciono coperte da robusti teli alcune macchine da stampa fra cui una gloriosa linotype di fine 1800, dalla geniale tecnologia, provvista di una tastiera all'avanguardia che suscita lo stupore dei visitatori. «La linotype rivoluzionò il mondo del giornalismo - racconta Francesco Pirella, ideatore e conservatore del nucleo originario della raccolta - Prima della sua comparsa si lavorava carattere per carattere, con questa macchina si iniziano a scrivere parole e i tempi vengono dimezzati. Purtroppo durante la visita di 80 universitari venuti da Milano per studiarla, la linotype, viste le precarie condizioni in cui siamo costretti a conservarla, è saltata in aria».
La precarietà della situazione è confermata dalle altre macchine custodite nei locali attigui ai bagni, dai primi esemplari di computer Olivetti accatastati di fronte alle toelette che versano in condizioni di abbandono. E anche l'accessibilità al museo è colpevolmente carente vista la presenza di una rampa di scale sprovvista di un qualunque sistema per il trasporto dei disabili, portati a braccia dagli instancabili volontari, tutti per altro non più dei ragazzini.
La rabbia sale quando si viene a sapere che, attiguo alla sede museale c'è un locale di 33 mq vuoto dal 2006, promesso ufficialmente dalla Provincia all'Armus e che permetterebbe di dare un po' di respiro alla raccolta, ma rimasto da allora inaccessibile.
Il Comune di Genova, preso atto dell'intenzione della Provincia di riappropriarsi dei suoi locali, ha promesso formalmente di dare al museo una sede appropriata, individuata a fine giugno, negli spazi al piano terra dei Magazzini dell'Abbondanza, vicino al Porto Antico, ma ancora oggi dall'amministrazione comunale non arrivano risposte sui tempi e le modalità del trasferimento, ormai urgente.
«Viviamo una situazione da sfrattati - racconta amareggiato Tanasini - Quello che mi angoscia è l'incertezza che incide pesantemente sulla programmazione delle nostre attività. Per colpa dell'imminente scadenza della convenzione con la Provincia il nostro rapporto con le scuole si è inevitabilmente raffreddato. Come possiamo rispondere alle numerose richieste di visite da parte delle scolaresche di Genova e altre città per il 2011 se ancora oggi non conosciamo il nostro futuro?».
«Genova per la miopia politica e l'ignoranza di alcuni rischia di perdere un patrimonio unico al mondo - aggiunge Marco Francesco Picasso, presidente dell'Associazione Italiana Musei della Stampa e della Carta - Se il museo non troverà una collocazione adeguata, altre città come Milano, Torino, Bologna, capitali del libro ma sprovviste di un museo della stampa, si sono fatte già avanti, pronte a sfruttare l'occasione per trasferire la raccolta».
Il rapporto visitatori/orario di apertura ha confermato recentemente che i numeri dell'Armus sono equivalenti a quelli del museo di Palazzo Reale, le centinaia di scolaresche e i turisti provenienti anche da fuori confine indicano un successo consolidato e concrete possibilità di crescita.
«L'Armus non è solo un centro culturale ma è anche un volano per il turismo - conclude Tanasini - Noi questa raccolta intendiamo donarla alla città e non vogliamo che rimanga chiusa in un fondo di magazzino».
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