Bergamo - È vero, la manita dell'Inter esercita un certo fascino a sette giorni dal derby. Ma anche l'uno-due del Milan, qui a Bergamo, ha un vistoso valore didascalico da non sottovalutare. Prepariamoci a una sfida con le stelline. I sigilli di Ibrahimovic (su rigore doc) e di Boateng (apparecchiato dallo stesso Ibra) han messo fine all'imbattibilità domestica dell'Atalanta lunga quasi tutto il girone d'andata. Se Udinese, Napoli e Inter, da queste parti, non sono riusciti a incassare che un modesto punto, è segno evidente che l'Atalanta ha un robusto assetto e non ha mai sofferto di alcun complesso dinanzi a rivali di maggiore appeal e di migliore classifica. Pensate: l'ultima sconfitta della ciurma guidata da Colantuono si perde nella parte del 2011 giocata in serie B (merito statistico attribuito all'Empoli) e non è un semplice caso. Trattasi infatti di un merito speciale conseguito dai campioni d'Italia con una di quella prove che non rubano mai l'occhio, come successo puntualmente già contro Siena e Cagliari, ma sono piene di dedizione e anche di umiltà oltre che del talento strepitoso di una difesa rimasta intatta (terza volta consecutiva) a dispetto di qualche assenza eccellente (Abate e Nesta) nel settore e della epidemia in centrocampo ( fuori in sei addirittura). È un Milan che non fa scintille col gioco ma non scade nemmeno sotto il livello di guardia segnalando la propriaefficiente organizzazione oltre che il ritrovato contributo di qualche protagonista della stagione tricolore (ogni riferimento a Van Bommel è semplicemente voluto). Per aprirsi la strada al successo, quinto della serie lontano da San Siro, ha avuto bisogno di un penalty decretato d'ufficio a causa dell'intervento maldestro di Manfredini alle spalle di Pato e più tardi di un blitz preparato dal solito Ibrahimovic capace di attirare su di sé le sentinelle bergamasche per aprire il varco a Boateng, arrivato a rimorchio. Nell'intermezzo, un'ora abbondante, lo stesso Milan si è difeso con la classe di Thiago e la forza di Mexes dinanzi agli assalti atalantini, scanditi dai tiri di Cigarini e Carmona oltre che dal palo scheggiato da Denis. L'Atalanta schiumando rabbia e menando di santa ragione si è arresa solo a pochi rintocchi dalla fine: per la precisione all'altezza della folgore di Boateng finita sotto la traversa di Consigli. Il Milan di ieri non ha commesso leggerezze e nemmeno si è concesso pigre pause, segno di feroce determinazione: ha schiantato un palo con Pato, con Nocerino ha mancato il più rotondo 3 a 0 a partita vinta, con Ibra ha disperso uno spettacolare contropiede (3 contro due). Non si è solo difeso, insomma. Con quella spina dorsale (Abbiati- Thiago Silva-Van Bommel-Ibrahimovic) può reggere qualsiasi urto, anche quello prossimo della nuova Inter di Ranieri. Tutti gli occhi su Pato hanno dato vita all'inevitabile dibattito sul giovane brasiliano. Al momento giusto, si è fatto trovare dove c'è bisogno del suo artiglio, in area di rigore cioè. Nello snodo più delicato, inizio della ripresa, ha centrato un palo.
Certo poi ha perso qualche dribbling e qualche pallone di troppo perché a 22 anni non ha ancora imparato e messo da parte l'arte di preferire legiocate meno sofisticate a quelle più complicate. Robinho, appena gli è subentrato, ha corso come una pallina da flipper avanti e dietro, senza trovare mai la porta. Non c'è paragone, signori miei.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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