Quale arte comunica il senso del sacro? Quella in grado di trasferire nella forma la spiritualità di unepoca, il senso della tradizione e lidentità di un popolo. Ogni tempo e ogni popolo hanno trovato nellarte il riferimento concreto, sensibile, visibile per la testimonianza della fede, per lesercizio del culto religioso e per la comprensione della bellezza ineffabile della trascendenza e dellinfinito. Non sono necessarie particolari conoscenze di storia o di filosofia dellarte per capire come il rapporto tra larte e la dimensione del sacro sia sempre stato vitale nella storia delluomo. In ciò che larte rappresenta, si riconosce il popolo, e nella differenza degli stili artistici si esprime la bellezza che luomo ha cercato di imprimere alla materia per sottrarla allassenza di significato e per consegnarle un valore di verità. Anche un bambino rimane incantato di fronte a una cattedrale, alla sua magnificenza, alla sua potenza espressiva. E la meraviglia, lo stupore per la bellezza sono ciò che avvicina, quasi con istintiva immediatezza, la persona al significato simbolico a cui lopera rinvia. Insomma, una chiesa non è soltanto una costruzione di pietra o di mattoni ma è ciò che è in grado di evocare qualcosa di più della sua semplice struttura materiale. Questo è il miracolo dellarte: un linguaggio che racconta alluomo ciò che i suoi occhi, da soli, non sanno vedere; un linguaggio che apre il cuore delluomo a una verità che la ragione, da sola, non sa cogliere. Ma questarte è possibile perché è proprio ciò che vuole lartista ed è proprio ciò che il popolo ha sempre chiesto allartista. Fino a poco fa, fino a quando leducazione estetica era al centro della formazione delluomo, fino a quando la bellezza era la forma sensibile con cui si rappresentava la verità. Il Novecento si abbatte come una mannaia distruttrice sul valore delleducazione estetica. E infatti il Novecento è il secolo che, nella millenaria storia delluomo, ha maggiormente teorizzato il brutto della forma dellarte. Perché si è potuta celebrare con gioiosa enfasi la distruzione della bellezza e lo sbeffeggiamento delleducazione estetica? Essenzialmente a causa della pervasività che nel Novecento ha avuto lo sviluppo del sapere scientifico. Ecco, allora, che la verità non appartiene più alla bellezza dellarte: la validità della conoscenza è proprietà della scienza, che è, ovviamente, del tutto indifferente alla bellezza del mondo. Lo scienziato si preoccupa del progresso, non del bello. E infatti abbiamo uno straordinario sviluppo tecnologico e un disastro per quanto riguarda la difesa del bello. Di per sé questo fenomeno potrebbe essere archiviato come un effetto secondario dello sviluppo scientifico. In fondo, cosè la bellezza di fronte alla grandiosa importanza della tecnologia? Poca cosa, si potrebbe rispondere, se non fosse per il nichilismo - vera malattia spirituale del nostro tempo - che è la conseguenza della distruzione della bellezza. Perché un artista, come Duchamp, può affermare che un orinatoio può essere arte? Perché considera larte nulla di simbolico, nulla che rimandi al senso del sacro e della trascendenza. Ci si può stupire, allora, che Piero Manzoni consideri arte la sua merda e che questa sia esposta nel museo di arte contemporanea di New York? E così arriviamo ai bambini di Cattelan impiccati a un albero di Milano: solo pupazzi, certo, che però stanno a dire come larte sia solo provocazione. Come stupirsi, allora, se le chiese sembrano dei bunker, come quella a Gibellina di Quaroni? La chiesa viene considerata una semplice cosa che non può celebrare un sentimento alto come quello religioso, perché larte non ha più alcuna funzione celebrativa e simbolica. Questo è il nichilismo del nostro tempo, che larte contemporanea rappresenta.
Cè grande necessità di riappropriarci del significato delleducazione estetica sia per sottrarre la bellezza al mondo delleffimero in cui il nichilismo moderno lha relegata, sia per restituire allarte la sua funzione simbolica.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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