Roma

L’Asp: a Roma non servono nuovi ospedali

Giacomo Legame

È scontro sulla sanità laziale. Al centro delle polemiche i tagli alla spesa e i soldi da reperire. Se prima si era detto che al taglio di 5mila posti letto avrebbe fatto da contraltare l’apertura di nuove strutture, a far retromarcia ha pensato ieri Lucio D’Ubaldo. Per l’assessore capitolino al Personale e presidente dell’Asp (l’agenzia di sanità pubblica del Lazio, che dovrà redigere il piano per la riorganizzazione ospedaliera della regione) Roma non ha bisogno di nuovi ospedali. Quello che servirebbe è la razionalizzazione delle strutture sanitarie esistenti. «A Roma - ha spiegato - non c’è bisogno di nuovi ospedali, la dotazione di cui dispone la Capitale non solo è sufficiente, ma in alcuni casi anche abbondante. Il progetto che vede la nascita di un nuovo nosocomio a Talenti per esempio è discutibile, perché comporterebbe l’inevitabile e drastica riduzione di posti letto al Pertini o al Sant’Andrea, i due ospedali dell’area». Per D’Ubaldo, la realizzazione del nuovo piano, che sarà pronto presumibilmente per metà ottobre, è «un’impresa enorme» e per questo sarà necessario considerare due fattori: «il fabbisogno specifico e l’omogeneità delle aree, il tutto chiaramente contestualizzato all’interno del disegno generale del Lazio. Si tratta di un’operazione molto complessa: non sarà facile tagliare 5.000 posti letto nella regione, di cui quasi 3.000 solo a Roma».
Il presidente dell’Asp ha precisato, inoltre, che il ruolo dell’agenzia da lui presieduta debba, in una prima fase, limitarsi esclusivamente alla consulenza tecnica. D’Ubaldo ha convenuto, poi, con il presidente Marrazzo e l’assessore Battaglia sulla necessità che il governo consideri nella valutazione finanziaria del piano di rientro della regione la specificità della capitale, «ricca di centri di ricerca, università e vari punti di eccellenza».
Critiche a D’Ubaldo non solo da Forza Italia ma anche dai Ds. «Un nuovo ospedale a Talenti sarebbe una cosa positiva - le parole del consigliere regionale dei Democratici di sinistra Carlo Lucherini - perché servirebbe un’area periferica con molti abitanti. In più non toglierebbe affatto posti letto al Sant’Andrea o al Pertini perché i tagli andrebbero fatti negli ospedali del centro». Per Stefano De Lillo, vicepresidente della Commissione Sanità della Regione (Fi), invece, «il dibattito sulla Sanità del Lazio, una scena che ha per sfondo 2 miliardi di tagli che il governo ha dato in dote alle Regioni, è iniziato - ha dichiarato -: dopo l’annuncio dell’assessore Battaglia di voler chiudere ospedali e aprirne di nuovi, arriva oggi la risposta del presidente dell’Asp D’Ubaldo che mette in dubbio la necessità di realizzare nuovi ospedali».
«Chiudere e aprire i centri di una rete ospedaliera importante e complessa come quella del Lazio non è cosa indolore - ha continuato De Lillo - né per i disagi che rischia di provocare né per i costi elevatissimi che promette di avere. Oltre a soddisfare la domanda di posti letto regionale gli ospedali del Lazio offrono la possibilità di cura ai cittadini di tutto il Paese ed i policlinici della Capitale svolgono attività di studio e ricerca di rilevanza internazionale. Chiediamo quindi che anziché essere portata avanti con lanci sulla stampa di proposte contraddittorie, cui puntualmente fanno riscontro decisioni unilaterali in Giunta, la strategia di governo della Sanità del Lazio sia portata nella giusta sede, il Consiglio regionale.

Chiediamo che la Commissione Sanità convochi al più presto il presidente dell’Asp e tutto il Consiglio d’amministrazione per dar ragione ai cittadini della movimentazione di ospedali da chiudere e altri da aprire, senza alcuna chiarezza su tempi, modi e costi e soprattutto della effettiva realizzazione di nuovi ospedali e con l’unica certezza dei tagli annunciati».

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