L’assassino della gioielliera risultava espulso (sulla carta)

Alessia Marani

da Roma

Il presunto assassino di Piera Sari, la commerciante di 76 anni brutalmente assassinata venerdì mattina nella sua gioielleria al centro di Terracina, in provincia di Latina, era già stato arrestato per diversi furti e in Italia, dal 9 maggio non avrebbe dovuto più rimettere piede. Almeno così stando a un provvedimento d’espulsione, l’ennesimo decretato nei suoi confronti il 4 maggio scorso: processato per direttissima e scarcerato con l’obbligo di lasciare il Bel Paese entro cinque giorni. Invece Ovidiu Daniel Tanase, 26 anni, questo il nome del romeno ora ricercato dalla polizia di tutta Europa insieme con lo zio, Jon Apetroaei, di 42 anni, suo complice, per l’omicidio della donna, non solo è rimasto, ma ha avuto tutto il tempo di pianificare la rapina poi finita nel sangue e d’organizzare persino la fuga. Ecco perché gli inquirenti ritengono che i due siano già lontani, probabilmente riparati in patria in tutta fretta. E con una terza persona, una donna, la sorella di Jon e madre del ragazzo contro cui per ora non pendono provvedimenti, ma che potrebbe essere accusata quantomeno di favoreggiamento. La romena, infatti, viveva con i due in una casa in subaffitto in via delle Arene, zona periferica della cittadina sul mare. Qui i carabinieri hanno ritrovato parte della refurtiva sottratta nella gioielleria, in particolare un bracciale, che era in uno dei tre «rotoli» mancanti, oltre a un altro tappetino pieno di preziosi tolto dalla vetrina, dalla cassaforte del negozio, per un bottino complessivo di 20mila euro. L’extracomunitaria, badante per una famiglia del posto, si era appena licenziata e giovedì aveva ricevuto la liquidazione per poi sparire nel nulla. Un particolare che avvalora l’ipotesi della premeditazione del colpo. La stessa figlia della signora Sari, Annamaria, poi già nei giorni precedenti al delitto aveva segnalato la presenza di un «biondino» sospetto che aveva tentato di entrare nella gioielleria con la scusa di chiedere alcune informazioni.
A inchiodare la coppia dell’Est sono stati i filmati ripresi dalle telecamere a circuito chiuso installate nella stessa oreficeria, ma anche in un bar di fronte, in piazza del Municipio, dai cui fotogrammi sarebbero apparse chiare le figure riconducibili a zio e nipote. Non solo. A quell’ora di venerdì, le 10 circa del mattino, la piazza era piena di gente, soprattutto di una scolaresca in gita di una scuola media e parecchi dei componenti avrebbero notato l’extracomunitario coi capelli chiari e abbastanza lunghi uscire dal negozio.
Dei due gli investigatori hanno diffuso un identikit, attivando l’Europol per le ricerche oltre confine. Intanto, è stata spostata a oggi l’autopsia sul corpo della vittima, inzialmente fissata per ieri. Sarebbero ben 15 le coltellate sferrate con ferocia inaudita contro la poveretta che ha tentato disperatamente di difendersi prima di soccombere, inerme, al suo carnefice.

Ancora sconvolta la comunità pontina. La famiglia Sari, difatti, da generazioni è titolare del negozio ed è molto conosciuta. Piera era rimasta vedova e aveva ereditato dal marito l’attività che continuava a seguire insieme con la figlia.

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