Cè una nuova lettera anonima (partita da Genova) sul caso di Yara Gambirasio, la tredicenne di Brembate sparita e trovata uccisa nel febbraio scorso. Lautore sostiene di essere lassassino della ragazzina e fornisce una ricostruzione dettagliata dellomicidio, compatibile comunque con le informazioni che i mezzi di comunicazione hanno diffuso in tutti questi mesi. Il foglio formato A3, scritto con un normografo e in modo sgrammaticato, è arrivato laltro ieri in una busta per posta a «LEco di Bergamo».
Il presunto omicida scrive di essersi trovato alla fine di settembre 2010 in auto vicino al centro sportivo di Brembate: «Con delle scuse avevo conosciuto una con quel nome. Finimmo con il simpatizzare eppure mi sembrava di piacere a lei perchè mi sorrideva quando le chiedevo se aveva il ragazzo fisso». La sera del 26 novembre, prosegue il racconto, «gli offrì un passaggio a casa verso le 18.50». Poco dopo il delitto: «Avevo un coltello poi presi una pietra e senza rendermi conto la colpii alla testa. Pensavo che era meglio chiamare il 118 e poi scappare ma preso dal panico la caricai in macchina e (...) portai il corpo in un campo più sicuro di Mapello». Una ricostruzione compatibile con quella di unattenta lettura dei giornali e con nessun dettaglio inedito.
La missiva, spiega il quotidiano, è stata comunque trasmessa dai carabinieri, su disposizione del pm Letizia Ruggeri, al Ris di Parma. Intanto i referti, che lanatomopatologa milanese Cristina Cattaneo si spera dopo sei mesi finalmente consegni, confermano le cause del decesso. Lagonia di Yara è stata lunga e la tredicenne è morta per una serie di concause. La ferita alla testa provocata forse con un sasso, le coltellate (i quattro tagli alla schiena, quelli al collo e ai polsi) e linsufficienza respiratoria dovuta a un probabile tentativo di strangolamento, il sangue in gola che potrebbe averla soffocata.
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