Ma l’assedio continua nella sua città: la Procura riapre inchiesta già archiviata

ImperiaPer essere subito chiari: ufficialmente neppure la Procura conferma che Claudio Scajola sia indagato. Lui ne è convinto, i giornali lo scrivono, i suoi sostenitori non hanno dubbi al punto da organizzare una passeggiata pubblica in sua difesa. Insomma, è vero. Eppure il procuratore reggente non conferma né smentisce. Anche perché appena è uscito qualcosa sulla stampa locale, i magistrati hanno vietato l’accesso a palazzo di giustizia ai giornalisti. A Imperia, la città dell’ex ministro, l’inchiesta sulle banchine del nuovo porticciolo è esplosa improvvisa, più o meno mentre l’onorevole Pdl stava incassando i primi segnali positivi sul caso dell’appartamento romano, che l’aveva portato alle dimissioni senza che gli venissero mai contestati reati.
E stavolta quale sarebbe il reato, o meglio i reati, contestati all’ex ministro? Occorre sempre far riferimento alle indiscrezioni giornalistiche. L’uomo forte di Imperia avrebbe aggirato le normative sugli appalti pubblici per agevolare l’imprenditore Francesco Bellavista Caltagirone e le sue società, facendogli ottenere i lavori di realizzazione del porto. Lavori per i quali, in più, sarebbero anche lievitati i costi rispetto al preventivo. Detta così, si va dal nulla o poco più, fino all’associazione a delinquere. Cioè esattamente da quello che ha sostenuto l’ex procuratore capo di Imperia Bernardo Di Mattei, andato in pensione meno di un mese fa, fino all’ipotesi più grave finora apparsa su vari quotidiani e siti internet.
Sì, perché Di Mattei, fino a poche settimane orsono, guidava la Procura, conosceva tutto delle inchieste in corso, e ora conferma che su Scajola così come sulla realizzazione del porto, non c’era alcuna indagine. In un’intervista rilasciata al quotidiano genovese Il Secolo XIX, il magistrato è andato persino oltre e ha spiegato che in realtà i suoi uffici si erano occupati dei sospetti che aleggiavano intorno ai lavori contestati, ma li avevano anche già archiviati. Tutto era nato da alcuni esposti giunti in Procura. I magistrati li avevano presi in considerazione salvo poi riporli nella cartella degli «atti che non costituiscono notizia di reato». Insomma, a giudizio della Procura, al primo ottobre non c’era nulla su cui investigare?
Resta il dato certo che subito dopo, su fatti avvenuti mesi e anni prima, è esplosa l’inchiesta. E ora si parla già di cinque indagati tra cui l’ex ministro, che potrebbero aumentare nei prossimi giorni. A non agevolare chi spera di trovare qualche punto fermo nell’inchiesta imperiese ci sono altre parole dell’ex procuratore capo. «Se le cose sono state fatte per bene, meglio per tutti - spiega Di Mattei - ma se non sono state fatte per bene, ognuno dovrà prendersi le proprie responsabilità». E sull’inchiesta si limita a sottolineare che «le cose vanno osservate nel loro sviluppo. Bisogna vedere cosa resterà tra un paio di mesi».
In effetti non resta che attendere l’esito delle verifiche che stanno conducendo i nuovi magistrati imperiesi. Nei giorni scorsi sono scattate le perquisizioni negli uffici della società «Porto Imperia» e della «Acquamare» che ha ottenuto la gara per la costruzione del porto. Tra le ipotesi di reato ventilate negli esposti giunti in Procura, ci potrebbero anche essere abusi edilizi per un capannone troppo grande e violazioni di tipo ambientale. Ma anche in questo caso occorre valutare a chi sono contestati i singoli reati e quali riscontri hanno già trovato i magistrati.


Claudio Scajola, da parte sua, assicura di non essere preoccupato per la nuova bufera: «So di aver soltanto lavorato per il bene della mia terra e di non aver mai segnalato un’impresa a un’amministrazione pubblica. Ai magistrati chiedo solo di fare chiarezza ma di farlo presto». Secondo l’ex procuratore potrebbero bastare due mesi.

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