Gentile Direttore, le lettere dei suoi lettori, in risposta alla mia lunga nota, pubblicata da il Giornale lo scorso 11 giugno con il titolo «Milano così brutta e sporca», mi stimolano a chiarire lo spirito della stessa. Riprendo, condividendolo, quanto scrive il signor D'Alessandro: «non pensa l'assessore che la particolareggiata disamina dei degradi elencati si attagli perfettamente anche alla nostra città?». Certamente, e proprio questo volevo dimostrare.
Chiunque vada su internet e digiti, su un qualsiasi motore di ricerca, il nome di una grande città italiana, con a fianco il vocabolo «degrado», troverà decine di elenchi particolareggiati come il mio, riferiti a quella città, sia essa Roma o Torino o Trieste o Bologna e via dicendo.
Basterà cambiare il nome delle strade e dei quartieri e questi elenchi si potranno adattare a Milano, Genova, Bologna e così via.
Cosa dimostra tutto ciò?
Che non esistono amministratori locali che su questi temi non vogliono agire e si voltano dall'altra parte, ma esistono in realtà fenomeni che nessuna città può risolvere da sola.
La prostituzione, i senza tetto, l'immigrazione, il degrado urbano e sociale, sono temi di ampio respiro, anche di carattere sociale e culturale, che meritano un'attenzione nazionale se non europea.
Tutti i sindaci, di destra e di sinistra, dichiarano queste cose.
Occorrono: leggi efficaci ed applicabili, risorse ai Comuni, risorse alle Forze dell'Ordine e al sistema giudiziario.
Solo così, dando ad ogni sindaco gli strumenti necessari, si potrà poi effettivamente giudicare chi lavora bene e chi no.
Cordiali saluti.
*assessore alla Città Sicura
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