L’assessore e la crisi: «Colpa di chi fa turismo in Liguria»

L’assessore e la crisi: «Colpa di chi fa turismo in Liguria»

«Lo straccio di un’idea vera per rilanciare riviera e entroterra» non c’è stato. Dura, secca, spietata l’accusa del caporedattore del Giornale Massimiliano Lussana. Diretta al bersaglio, ai bersagli: l’assessore regionale al turismo Margherita Bozzano e il presidente della Regione Claudio Burlando. Rispettivamente responsabilità diretta e oggettiva.
Lei, l’assessore, non ci sta. Prende cartelle e penna e spedisce tutto il materiale prodotto in tre anni e mezzo alla redazione. Tre paginette per la «sintesi del programma svolto», più la cartella stampa e il programma eventi di «Liguria terradamare», per dire che il Giornale ha ceffato. Troppa «sintesi» e troppe cose tecniche per buttarle in pagina così. Meglio spiegarle direttamente con l’aiuto dell’assessore. Imputato Bozzano, si difenda.
Assessore, dica che ha fatto qualcosa. E che cosa.
«Stiamo costruendo una strategia di rilancio turistico. La nostra regione per decenni ha vissuto con un atteggiamento di attesa. Ma il turismo tradizionale, solo balneare non basta più».
Inappuntabile. Ma allora cosa ha fatto?
«La nostra opera significa avere diversi piani su cui confrontarsi...»
Tavoli, concertazione e piani di lavoro...ok, assessore, per favore, qualche esempio.
«Intendo dire che occorre partire da infrastrutture, parcheggi, che sono obiettivi di medio e lungo periodo per portare i turisti. Invece a più breve periodo siamo partiti dalla legge per la riqualificazione delle strutture alberghiere. E studiato con le banche lo strumento finanziario «Ad hoc turismo», per sostegni agevolati a chi vuole ristrutturare l’attività. I numeri: 12 banche impegnate, 74 milioni distribuiti a 180 imprese. Poi a febbraio abbiamo approvato la legge sulla riclassificazione per le strutture ricettive, dagli alberghi ai bagni marini, per certificare gli standard di qualità. E la legge 15 ha messo a disposizione 21 milioni di fondi regionali attraverso la Filse per il sostegno alle imprese».
A proposito di fondi, è vero che nel bilancio 2007 ci sono 10 milioni mai utilizzati?
«Ma sono vincolati. Relativi al portale regionale turistico, derivanti dal portale nazionale...»
Il famoso sito del ministro Rutelli?
«... quello del ministro Stanca».
Ma affossato dal ministro Rutelli.
«Quello. E poi altra parte di quei 10 milioni sono destinati agli Stc, i sistemi turistici locali che prevedono progetti...»
Prevedono, sono destinati. Ma la crisi c’era quest’anno. I soldi del 2007 non sarebbe stato meglio usarli subito?
«Gli strumenti ci sono. È chiaro che gli Stl non possiamo farli noi. È il territorio che deve dare attuazione concreta usando gli strumenti che mettiamo a disposizione».
Insomma, tutta colpa degli operatori?
«Ci sono situazioni che vanno bene. Penso ai parchi delle Cinque Terre e di Portofino, del Beigua, a Santo Stefano d’Aveto con gli impianti di risalita. Ai progetti per sviluppare turismo in una stagione più ampia e a portare più stranieri. Le strutture per mountain bike sono un esempio. Per concretizzare l’offerta, oltre ai percorsi, servono alberghi con officine attrezzate, cucine aperte anche fuori orario eccetera».
Ma certe cose non ci sono. I progetti invece sì.
«Diciamo che, vista anche l’estate di crisi, il dibattito si è aperto, ci si rende conto della necessità di fare di più».
L’assessore cita eventi organizzati, idee, poi torna al suo atto d’accusa.
«Ora la palla passa al territorio. Gli operatori devono dire se vogliono fare davvero impresa. Se ci mettiamo in competizione diretta solo sfruttando certe risorse non c’è partita contro altre realtà, abbiamo già perso. Occorre puntare a un miglior rapporto qualità-prezzo».
La torta di riso non è finita? Rifarebbe quello che è stato un flop incontestabile?
«Quello era un modo per avere incontri con gli operatori, per confrontarci. Lo spettacolo di cabaret era solo una breve parentesi, per alleggerire e sdrammatizzare il discorso dell’ospitalità. Si è finito per parlare solo di quello e per ridurre tutto allo sketch».
Si parla anche tanto dei suoi viaggi. Quanti turisti portano?
«Io vengo dal mondo dei tour operator. Non ho certo bisogno di viaggiare. Piuttosto certe critiche mi arrivano soprattutto dal collega Gianni Plinio che faceva l’assessore seduto in poltrona. Ma non è colpa mia se ha paura dell’aereo».
Ma dica la verità, cosa c’è a Ekaterinburg che ci andate tutti e così spesso?
«Veramente aveva iniziato Biasotti».
Si, ma è l’unica cosa sua che non avete mai rinnegato. E quella è una citta che vive sulle fabbriche di armi. Che c’entra col turismo?
«Gli Urali sono molti ricchi. Un tour operator ha organizzato in stagione due voli charter da Ekaterinburg a Genova.

E il mercato russo in genere è molto florido. Da anni a Sanremo sono al primo posto tra gli stranieri».
Tutto bello allora?
«Voglio dare un messaggio positivo. Il potenziale lo abbiamo».
Il potenziale nessuno l’aveva mai messo in dubbio.

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