L’assurdo Melo spacca la curva: fischi a chi fischia il gol

Torino Il paradosso della giornata e della stagione juventina emerge in tutta la sua assurdità quando Felipe Melo realizza il gol che permette alla Signora di battere l'Atalanta e di continuare a inseguire il sogno del quarto posto: appena dopo avere esultato per il vantaggio, infatti, lo stadio si spacca. La curva sud ricomincia a intonare «viola di m...a, sei solo un viola di m...a», mentre la gran parte dei tifosi presente negli altri settori fischia i fischianti e i sempre arrabbiati. Il tutto, mentre Felipe Melo continua la sua giornata della redenzione portando a termine una partita certo non indimenticabile ma almeno fruttuosa. Chiedendo infine scusa per gli errori commessi in passato: «Ho sbagliato io in certe occasioni a provocare e insultare la nostra tifoseria. Dedico questo gol a Dio, a mia moglie e a tutta la mia famiglia. Il vero campione sa quando sbaglia».
È stato, questo, l'epilogo di una giornata cominciata nel modo peggiore per la Juventus e per chi si onora di essere un suo tifoso pensando però di potersi permettere contestazioni che sfociano anche nella delinquenza. Al mattino infatti, presso l'Hotel Principi di Piemonte dove la squadra era in ritiro, un gruppo di ultras ha prima incontrato capitan Del Piero per un confronto rimasto comunque nei termini della civiltà lasciandosi poi però andare qualche minuto dopo: quando la squadra è salita sul pullman per raggiungere lo stadio, è infatti partito un fitto lancio di bottigliette e uova. Non solo: un tifoso, poi identificato, ha anche colpito con uno scappellotto Zebina, che non ha reagito mostrando così sangue freddo e pieno controllo di sé. «Non è una cosa da mondo civile», ha subito commentato Zaccheroni. «Quello che è successo a Jonathan è una cosa molto brutta, inaccettabile sotto tutti i punti di vista - ha poi aggiunto Del Piero, finita la partita -. Io ho parlato con i tifosi e confermo che la loro delusione è anche la nostra: però la violenza non è mai giustificabile e bisogna che tutti capiscano che, quando si contesta un singolo giocatore, non è che i suoi compagni tirino un sospiro di sollievo perché la cosa non li riguarda. Siamo tutti sulla stessa barca, nessuno si chiama fuori in un momento così: educazione e civiltà non dovrebbero però mai mancare».
La giornata è stata per l'appunto caratterizzata da una contestazione lunghissima: le due curve dell'Olimpico erano pressoché deserte, come già annunciato alla vigilia dai gruppi del tifo organizzato. Quasi tutti i giocatori sono stati fischiati alla lettura delle formazioni: tra i titolari si sono salvati Del Piero, Marchisio e Sissoko, mentre i più bersagliati sono stati senza dubbio Cannavaro, Zebina, Diego, Melo e Grosso. Tutti presi di mira ogni qualvolta toccavano il pallone: addirittura, quando Diego è stato sostituito da Giovinco, un sospiro di sollievo si è levato in cielo quasi a benedire l'infortunio che ha tolto di mezzo l’ex giocatore del Werder Brema. In mezzo, appunto, ululati di disapprovazione per le incertezze di Grosso, per l'arrancare di Cannavaro e la frenesia di altri. Addirittura un «odio Zebina» e «devi morire» nei suoi confronti quando il francese è rimasto a terra dopo uno scontro di gioco: la sagra dell'ignoranza, insomma. Il tutto, mentre alcune decine di bambini di qualche scuola calcio facevano tenerezza squarciando ogni tanto un silenzio irreale con cori tipo «bravi, bravi» verso i loro presunti eroi. La giornata degli opposti, insomma.

Dove lo striscione «Juve e Guttalax hanno stretto amicizia» ha fatto sorridere, ma dove tanti altri momenti hanno meritato di finire dritti nella casella dell'inciviltà. «I fischi ci stanno, certi atteggiamenti estremi no», ha commentato Bettega. Forse per la prima volta da tanto tempo, impossibile dargli torto.

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