L’Atm boccia il piano anti-rumore: «Così i tram resteranno in deposito»

C’è anche l’Atm tra chi dice no al piano anti-rumore del Comune. Troppo «penalizzante», e con i vecchi tram che cigolano e già accumulano le proteste dei residenti - da via Vigevano a Ripamonti - se l’azienda dovrà adeguarsi alle regole fissate dal Piano di azzonamento acustico che una volta approvato in consiglio diventerà legge per la città, saranno guai. O costi considerevoli per mettersi in regola, a meno di voler lasciare i mezzi in deposito. Quella di Atm è una delle 58 osservazioni al documento approvato prima dalla giunta (nel dicembre 2008), lo scorso marzo in aula con voto bipartisan e da allora rimasto al palo. Tanto che nei giorni scorsi l’assessore all’Ambiente Paolo Massari ha chiesto formalmente al presidente del consiglio Manfredi Palmeri di programmare al più presto una serie di sedute per adottare finalmente il piano contro l’inquinamento acustico, senza perdere altro tempo. «Una mappa molto importante e che sarà in continuo aggiornamento - precisa Massari -, identifica in maniera precisa le aree sensibili dove non posso essere sforati i limiti di decibel che andiamo a fissare e rappresenta una tutela al sonno dei residenti». Tra il primo via libera del consiglio e quello finale, appunto, il Comune ha dovuto trasmettere il piano all’Arpa e ai comuni confinanti, e fino allo scorso novembre cittadini, associazioni, consigli di zona, aziende, hinterland hanno avuto tempo di presentare osservazioni - ne sono arrivate 58 - che l’Agenzia per la mobilità e l’ambiente sta controdeducendo e che saranno oggetto di dibattito in consiglio. Tra queste, quella di Atm che si trova a fare i conti con un tetto dei decibel che variano da una microzona all’altra. E le linee dei tram che lungo il percorso ne attraversano più di una rischiano di essere in regola in un isolato e fuorilegge in quello confinante. Da qui, la richiesta a rivedere il piano senza rendere impossibile il servizio.
In sintesi, il piano acustico detta le regole per proteggere in particolar modo le zone della movida - ed evitare proteste ed esposti -, ma vuole tutelare anche ospedali (al momento sono segnate sulla mappa 64 residenze sanitarie e assistenziali), le scuole (750 strutture di ogni ordine e grado e le biblioteche), le case riposo per anziani (52) e 78 tra parchi e giardini. Si va dalle zone protette in classe 1, con 50 decibel massimi consentiti di giorno e che scendono a 40 di notte, a quelle industriali in classe 6 dove i limiti salgono a 70 decibel. La più alta percentuale di territorio risulta classificata nelle classi III e IV, che da sole rappresentano circa l’85% dell’intero territorio comunale, ovvero le aree «a più intensa attività umana e densità di popolazione». Per passare dalla teoria alla pratica, l’aula al momento del voto si è impegnata a elaborare nel Bilancio di previsione 2010 un budget da destinare nel successivo triennio agli interventi di risanamento delle sorgenti di rumore individuate dalla classificazione acustica, da concordare con le società a partecipazione comunale.
Dalle aziende (anche private) che si lamentano per le regole troppo ferree, ai cittadini che invece chiedono di essere inseriti in classi più basse.

Qualche osservazione in questo senso è arrivata ad esempio dalla zona Ippodromo-Palasharp, dove i residenti pretendono la massima tutela del sonno. Anche il Qt8 e il comitato di quartiere Precotto ritengono ancora troppo «rumorosa» la classe 3 e vogliono scendere alla 2. Deciderà il consiglio.

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