Quando, all’inizio del settembre scorso, la crisi finanziaria che fino a quel momento si era limitata a far scendere le Borse, ha travolto le banche, i più attenti osservatori dell’economia globale hanno subito capito che i prossimi a cadere sarebbero stati i produttori di auto. In tutto il mondo. Il combinato disposto di caro-petrolio, calo dei consumi, aumento dei tassi d’interesse (sui leasing, sui crediti) ha assunto la forza dirompente di un’esplosione. Fiat, appena uscita dalla crisi del 2003, risanata da Marchionne e in grado di produrre modelli di successo e utili, è passata da 24 a 5 euro per azione, pur senza problemi finanziari.
I tre big Usa, Gm, Ford e Chrysler, invece, sono finiti sull’orlo della bancarotta proprio per motivi finanziari. E ora la crisi minaccia seriamente il 2009 dell’Europa. Tanto che ieri il governo britannico ha messo a punto un pacchetto di aiuti finanziari per salvare l’industria automobilistica del Paese in crisi. L’idea è quella di soddisfare la richiesta avanzata dalle industrie del settore (peraltro controllate tutte da gruppi esteri), per ottenere prestiti direttamente dalla Banca d’Inghilterra a condizioni di mercato, vista la riluttanza delle banche a prestare denaro.
Il resto d’Europa si prepara a vacche magrissime. I dirigenti di Renault e Fiat prevedono un nuovo calo del mercato l’anno prossimo. La tedesca Bmw, che vende sia utilitarie che auto di lusso col marchio Rolls-Royce, avrebbe predisposto un sistema d’aiuto per le proprie concessionarie del valore di circa 100 milioni di euro. La pressione potrebbe anche aumentare se i Paesi dell’Opec, che si riunisce mercoledì, decideranno di diminuire la loro produzione per fare risalire il prezzo del petrolio. Sarebbe un nuovo, duro colpo per l’industria automobilistica, che dà lavoro a 50 milioni di persone nel mondo, di cui 12 milioni solo in Europa, tenendo conto anche dell’indotto. «Non abbiamo ancora toccato il fondo» ha detto, come hanno scritto ieri i quotidiani francesi Le Figaro e La Tribune, Carlos Ghosn, presidente e direttore generale di Renault e Nissan. A suo avviso, la crisi è soprattutto finanziaria e legata a questioni di credito. «Se la crisi dei finanziamenti dura, vedrete i costruttori cadere uno dopo l’altro». «Nel 2009 abbiamo bisogno di finanziamenti per un termine ragionevole di due-tre anni e a tassi del 4-5%». Il presidente francese Nicolas Sarkozy riceverà domani Ghosn e Christian Streiff, numero uno di Psa Peugeot-Citroën. Il capo dello Stato ha promesso di aiutare il settore, se i costruttori si impegneranno a non delocalizzare all’estero la produzione. Il capo di Renault, appena nominato al vertice dell’Acea, giudica l’attuale situazione più grave di quella del 1992-93, a cui servirono 5 anni per la ripresa.
Marchionne, che la settimana scorsa prevedeva che a lungo termine solo sei costruttori su 50 potranno sopravvivere, ha detto che «il 2009 sarà l’anno più difficile della sua carriera». Almeno sarà in buona compagnia.
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