Politica

L’auto in panne spaventa tutta l'Europa, allarme per il 2009

La crisi delle 4 ruote. Sono 12 milioni i posti a rischio. Ghosn (Renault): "Se la bufera dura, i costruttori cadranno uno dopo l’altro". Appena fuori dal tunnel Torino ritrova la la paura di Tony Damascelli

L’auto in panne  spaventa tutta l'Europa, 
allarme per il 2009

Quando, all’inizio del settembre scorso, la crisi finanziaria che fino a quel momento si era limitata a far scendere le Borse, ha travolto le banche, i più attenti osservatori dell’economia globale hanno subito capito che i prossimi a cadere sarebbero stati i produttori di auto. In tutto il mondo. Il combinato disposto di caro-petrolio, calo dei consumi, aumento dei tassi d’interesse (sui leasing, sui crediti) ha assunto la forza dirompente di un’esplosione. Fiat, appena uscita dalla crisi del 2003, risanata da Marchionne e in grado di produrre modelli di successo e utili, è passata da 24 a 5 euro per azione, pur senza problemi finanziari.
I tre big Usa, Gm, Ford e Chrysler, invece, sono finiti sull’orlo della bancarotta proprio per motivi finanziari. E ora la crisi minaccia seriamente il 2009 dell’Europa. Tanto che ieri il governo britannico ha messo a punto un pacchetto di aiuti finanziari per salvare l’industria automobilistica del Paese in crisi. L’idea è quella di soddisfare la richiesta avanzata dalle industrie del settore (peraltro controllate tutte da gruppi esteri), per ottenere prestiti direttamente dalla Banca d’Inghilterra a condizioni di mercato, vista la riluttanza delle banche a prestare denaro.
Il resto d’Europa si prepara a vacche magrissime. I dirigenti di Renault e Fiat prevedono un nuovo calo del mercato l’anno prossimo. La tedesca Bmw, che vende sia utilitarie che auto di lusso col marchio Rolls-Royce, avrebbe predisposto un sistema d’aiuto per le proprie concessionarie del valore di circa 100 milioni di euro. La pressione potrebbe anche aumentare se i Paesi dell’Opec, che si riunisce mercoledì, decideranno di diminuire la loro produzione per fare risalire il prezzo del petrolio. Sarebbe un nuovo, duro colpo per l’industria automobilistica, che dà lavoro a 50 milioni di persone nel mondo, di cui 12 milioni solo in Europa, tenendo conto anche dell’indotto. «Non abbiamo ancora toccato il fondo» ha detto, come hanno scritto ieri i quotidiani francesi Le Figaro e La Tribune, Carlos Ghosn, presidente e direttore generale di Renault e Nissan. A suo avviso, la crisi è soprattutto finanziaria e legata a questioni di credito. «Se la crisi dei finanziamenti dura, vedrete i costruttori cadere uno dopo l’altro». «Nel 2009 abbiamo bisogno di finanziamenti per un termine ragionevole di due-tre anni e a tassi del 4-5%». Il presidente francese Nicolas Sarkozy riceverà domani Ghosn e Christian Streiff, numero uno di Psa Peugeot-Citroën. Il capo dello Stato ha promesso di aiutare il settore, se i costruttori si impegneranno a non delocalizzare all’estero la produzione. Il capo di Renault, appena nominato al vertice dell’Acea, giudica l’attuale situazione più grave di quella del 1992-93, a cui servirono 5 anni per la ripresa.
Marchionne, che la settimana scorsa prevedeva che a lungo termine solo sei costruttori su 50 potranno sopravvivere, ha detto che «il 2009 sarà l’anno più difficile della sua carriera».

Almeno sarà in buona compagnia.

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