L’autocritica di Sarkozy: «Ho commesso errori ma avanti con le riforme»

Ieri sera l’attesa conferenza-stampa a un anno dall’insediamento all’Eliseo. Sondaggi impietosi: fiducia da meno di un elettore su tre

da Parigi

Con una conferenza stampa televisiva di un paio d'ore, tenuta all'Eliseo di fronte a cinque giornalisti e trasmessa in diretta dalle due principali reti televisive, il presidente della Repubblica Nicolas Sarkozy ha celebrato ieri sera il suo primo anniversario quale inquilino dell'Eliseo. Anniversario difficile per un anno intensissimo, coinciso per Sarkozy con una riconciliazione (con Cécilia), con una separazione (in ottobre) e col suo terzo matrimonio (febbraio 2008), stavolta con Carla Bruni. Un anno di potere, cominciato con un'esaltazione collettiva da parte dei connazionali e terminato tra le polemiche. I francesi s'erano inizialmente infiammati per i discorsi di Sarkozy, costruiti attorno a tre parole: autorità, rottura, apertura. Autorità dello Stato, rottura col passato (compreso il passato della destra, impersonata un tempo dal predecessore Jacques Chirac) e apertura a «tutti quanti vogliono lavorare per la modernizzazione e la forza della Francia». Proprio in nome dell'apertura, Sarkozy ha imbarcato nel governo alcuni esponenti della sinistra, riuscendo a mortificare i suoi avversari del partito socialista, ma scontentando i suoi amici dell'Union pour un Mouvement populaire (Ump) rimasti a secco di poltrone. E ieri sera, Sarkozy ha fatto autocritica: ha ammesso di «aver fatto senza dubbio degli errori», e che se i francesi sono «sconcertati» - come gli è stato fatto notare dagli intervistatori - egli stesso ha «una parte di responsabilità». Ma il presidente ha anche assicurato che il processo di riforma andrà avanti, e ha chiesto di essere giudicato alla fine del suo mandato, durante il quale intende realizzare «i cambiamenti di cui il Paese ha bisogno». «Non posso fare tutto subito», ha detto. «Sono stato eletto - ha sottolineato - per riabilitare il lavoro, per dare la sensazione ai nostri compatrioti, soprattutto ai più fragili, che sono protetti, per restituire la fierezza di essere francesi». Per fare ciò l’unica strategia possibile è «attuare i cambiamenti, che noi non abbiamo fatto, mentre altri li hanno fatti». La Francia, ha aggiunto, «è rimasta addormentata per 20-25 anni». Il mondo «è cambiato», ma la Francia non è progredita «allo stesso ritmo degli altri», mentre la globalizzazione «ha trasformato il mondo in un villaggio». Sarkozy ha rilevato comunque che «il contesto internazionale è difficile»: «Da quando sono stato eletto - ha ricordato - il prezzo del petrolio è raddoppiato... è scoppiata la crisi dei mutui subprime... l’euro ha raggiunto livelli incredibili». Il presidente ha fra l’altro annunciato che il premier François Fillon presenterà entro 15 giorni un testo sulla compartecipazione agli utili, precisando che un’impresa che distribuirà una parte dei suoi utili ai dipendenti pagherà meno tasse sui benefici.
Le parole di Sarkozy sono arrivate dopo che il suo indice di popolarità, sondaggio dopo sondaggio, è crollato. Solo due persone su dieci dicono ormai di nutrire fiducia nel presidente in vista della soluzione dei problemi nazionali. Anche gli indiscutibili successi ottenuti da Sarkozy e dal governo del primo ministro François Fillon - a cominciare dalla riforma delle pensioni, dal compromesso sul nuovo trattato europeo e dalla ratifica di quest'ultimo - sono stati offuscati da un mix di malcontento, di delusione, di gaffes e di pettegolezzi per la vita privata del "monarca repubblicano" (come lo hanno descritto alcuni giornali). In occasione delle elezioni comunali del marzo scorso è arrivata la sentenza: la sconfitta del centrodestra.
Sarkozy ha reagito rimpastando la propria équipe e ieri sera ha cominciato il contrattacco proprio con la conferenza stampa televisiva. Però il terreno perduto è tanto: il tasso di popolarità del presidente, che viaggiava l'estate scorsa sull'astronomico livello del 67 per cento, è sceso la settimana scorsa ad appena il 28 per cento. Intanto la stampa - un tempo timida ai limiti della piaggeria - si è fatta graffiante e persino cattiva.

Il quotidiano Le Parisien ha effettuato un sondaggio sul «grado d'amore» dei francesi per i sei presidenti della V Repubblica. Il risultato viene sparato dal giornale in prima pagina col titolo: «De Gaulle in testa, Sarkozy buon ultimo». Ma De Gaulle è morto e Sarkozy può recuperare il terreno perduto.

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