Protestate, protestate tutti: farete un favore agli arbitri. É questa infatti la stravagante tesi esposta ieri da Marcello Nicchi, presidente dellAia e supervisore del discusso designatore di serie A, Stefano Braschi. La frase, testuale, ripresa dalle agenzie è la seguente: «Se dopo tre giornate tutte le società si lamentano significa che stiamo lavorando bene. Il problema è quando le critiche vengono da una sola parte, in quel caso significa che ci sono stati dei problemi». É vero le proteste, garbate e non, sono arrivate in numero esponenziale senza rispettare i tempi canonici delle precedenti stagioni. Ha cominciato il Milan con Galliani, votando la sfiducia pubblica al designatore che, non disponendo di un proprio carisma, è stato sottoposto alla tutela dello stesso Nicchi, per scollinare le perplessità suscitate. Hanno proseguito Fiorentina e Udinese, Roma e Cesena, il Genoa e il Parma, con una preoccupante progressione.
Zamparini si è scatenato evocando calciopoli e polemizzando persino con i voti in pagella agli arbitri. I primi provvedimenti disciplinari (fermati Rizzoli e Rocchi) non hanno frenato la valanga. Nessuna delle accuse rivolte a Nicchi e ai suoi arbitri ha ricevuto una risposta convincente.
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