Gian Marco Chiocci
Massimo Malpica
Qualcuno già sapeva. La maxi-inchiesta sui presunti appalti pilotati al comune di Napoli già nellestate del 2007 era nota al di fuori della procura partenopea. E non stiamo parlando di «talpe» della Dia o di servitori dello Stato infedeli che spifferano tutto ai politici e agli imprenditori interessati dalle indagini. Stiamo parlando di un ex ministro, allepoca in carica, che ieri ha fatto coming out. Antonio Di Pietro.
Nellannunciare querela al Giornale sostenendo di essere stato accusato di fatti specifici che questo quotidiano non ha mai riportato, il leader dellIdv spiega che nel 2007 avrebbe trasferito ad altro incarico il provveditore alle opere pubbliche di Campania e Molise, Mario Mautone, indicato ieri dal Giornale e dal Mattino come presente nellinformativa della Dia che ha dato il via allinchiesta sulla presunta appaltopoli partenopea. E Di Pietro sostiene di averlo fatto di proposito, «nel momento in cui - scrive lex pm - ho appreso le prime avvisaglie di indagini». Dunque quando Mautone, a metà del 2007, lascia la sua poltrona al provveditorato per trasferirsi a Roma alla direzione generale del settore edilizia pubblica e interventi speciali del ministero delle Infrastrutture allora guidato da Di Pietro, questultimo già «ha avvisaglie» di uninchiesta in corso, come ieri rivela nella nota diramata alle agenzie di stampa.
Il dettaglio, in uninchiesta dove le polemiche infuriano a proposito di fughe di notizie e segreti istruttori di Pulcinella, non sembra di poco conto.
Di Pietro sostiene che Mautone non è il suo uomo di fiducia: «Non lo è mai stato né è stato da me incaricato di svolgere le funzioni di provveditore delle opere pubbliche in Campania e nel Molise. Funzioni che, al contrario, gli furono assegnate dal mio predecessore». Un punto che non era in discussione, poiché il Giornale fa risalire al «merito» di Di Pietro non lincarico di provveditore alle opere pubbliche campane assegnato a Mautone, bensì la sua chiamata al ministero, dove peraltro Tonino lo aveva già da maggio nominato - tra polemiche e interrogazioni parlamentari - in una commissione per gli appalti autostradali. E poi sfugge la logica del ragionamento dellex ministro: se aveva «appreso le avvisaglie» di uninchiesta tanto dirompente, perché decise di promuovere Mautone a direttore, tanto più se non era un uomo di sua fiducia? E da chi aveva avuto queste «avvisaglie» Di Pietro, visto che linchiesta era blindata nei ristretti confini della procura di Napoli, e ancora scevra da quelle fughe di notizie che avrebbero spinto lassessore Giorgio Nugnes al suicidio e costretto un ufficiale della Dia a rimettere lincarico? Certo non poteva avergliene parlato lo stesso Mautone, che ieri al quotidiano napoletano ha dichiarato di essere alloscuro di tutto e di avere appreso dellindagine solo ora, dai giornali: «Non sono e non mi sento sotto inchiesta. Ho letto del procedimento sugli appalti del comune e sono disponibile a qualsiasi chiarimento con i magistrati», il commento dellex provveditore. Insomma appare curiosa la replica dellex ministro, a cui questo quotidiano non ha mai «imputato» nulla dellindagine in corso, limitandosi a dare notizia della presenza in questa inchiesta di un funzionario da lui successivamente chiamato a una direzione del suo ex dicastero, e già in passato accostato al leader dellIdv.
Di Mautone e del figlio dellex pm, per esempio, nei mesi scorsi hanno parlato il settimanale La Voce della Campania e lagenzia Il Velino, accennando a una presunta indagine che coinvolgerebbe proprio Cristiano Di Pietro (che ieri al Giornale ha negato annunciando querele) e lex provveditore, al quale ultimo il primogenito dellex pm - secondo le notizie riportate dalle due testate fino a ieri mai smentite - avrebbe caldeggiato alcuni consulenti. Ma questa è unaltra storia. La domanda di fondo resta la solita: come faceva Tonino a sapere?
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