L’autostrada rossa e la falsa superiorità del Partito democratico

Tangentopoli in Veneto: l’arresto del manager Brentan ennesimo colpo al partito dei moralisti

L’autostrada rossa e la falsa superiorità  del Partito democratico

Alla superiorità morale della sinistra ci credono ormai soltanto gli intellettuali alla moda, docenti universitari politicamente corretti, conduttori televisivi dallo share terremotato. Tutti quelli, insomma, e non sono pochi, che devono avere un nemico politico da abbattere per risolvere i propri problemi di identità: prima i fascisti, intesi come categoria generica della bassezza umana, poi i berlusconiani, eredi di quella categoria generica. Ad avere qualche difficoltà ad ammettere la superiorità morale della sinistra sono però i politici di riferimento di quegli integerrimi intellettuali, professori, conduttori.

Chissà, forse il segretario del Pd non è fortunato, perché da qualche tempo i suoi uomini, da Penati a Tedesco, da Lusi a Brentan, hanno problemi coi soldi, nel senso che si sono messi in tasca quattrini di altri. Insomma, secondo l’accusa, corrotti e corruttori, per cui la difesa della superiorità morale della sinistra sembra sia meglio affidarla agli «utili idioti», come diceva Stalin.

Ma chi è Brentan? L’uomo è stato arrestato dalla Guardia di finanza di Venezia e ora sta facendo tremare i palazzi della politica veneziana di sinistra. Lino Brentan, amministratore delegato dell’Autostrada Venezia-Padova e consigliere di amministrazione di altre società tra cui Veneto Strade, è stato accusato di aver affidato opere pubbliche a trattativa privata sempre agli stessi imprenditori amici in cambio di denaro e di aver illegittimamente frazionato l’importo dei vari appalti in modo da evitare di bandire una gara pubblica «violando i principi di imparzialità e buona amministrazione».

Al posto di amministratore delegato della Venezia-Padova, Brentan è stato messo dal Pd veneziano, e su quella sedia è stato imbullonato per la bellezza di quindici anni. A sentire i responsabili del Pd, sembra ascoltare i genitori del figlio che ha commesso un grave reato: «Non può essere stato lui; lo conosco bene». Stupore, sbigottimento di chi nella direzione del Pd lo conosceva bene, pensando che il Brentan, considerato un «tecnico che sa le ragioni della politica», fosse disposto a mettere in secondo piano le questioni della buona amministrazione per non tradire le esigenze della politica, ma non di far valere i propri interessi personali trascurando quelli della politica.

Nel Pdl Brentan ha avuto, però, un grande accusatore (rimasto inascoltato e poi querelato), nel consigliere comunale Renato Boraso, ora esponente di spicco della lista civica «Impegno per Venezia». D’altra parte, chi nel centrodestra berlusconiano, che ha il marchio dell’immoralità, avrebbe potuto criticare la superiorità morale di un uomo come il Brentan con un pedigree tutto comunista da far invidia ai giovanotti dirigenti del Pd veneziano che, purtroppo per loro, non hanno fatto in tempo a iscriversi al Pci?

Il bravo comunista amministratore delegato, da 350mila euro di stipendio annuo, è stato un ex operaio delle Leghe Leggere, ha fatto carriera all’ombra della Cgil, assessore nel suo paese, quel Campolongo Maggiore noto per aver dato i natali al boss Felice Maniero (quello della banda del Brenta), assessore ai lavori pubblici della Provincia di Venezia. I suoi amici che, appunto, lo conoscono bene e si stupiscono, dicono di lui che è svelto e furbo: è riuscito a diventare Cavaliere al merito della Repubblica, onorificenza consegnatagli da Giorgio Napolitano per i progetti importanti eseguiti sulle strade del veneto.

Dopo che la giunta di sinistra che ha guidato la Provincia di Venezia è stata sconfitta nelle ultime elezioni da Pdl e Lega, il Brentan si era trovato in difficoltà a far girare i propri affari.

Ai suoi amici preoccupati di non riuscire ad avere più i facili appalti che avevano quando la giunta della Provincia era di sinistra, Brentan avrebbe detto che i nuovi amministratori «sono crudini, ma possiamo farcela». Non ce l’ha fatta: la superiorità morale della sinistra non ha trionfato sugli immorali di centrodestra.

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