È finita male la visita di Stato di Michelle Bachelet a Cuba, che al suo rientro ieri in Cile ha espresso il proprio «disagio» per quanto riferito da Fidel Castro dopo il loro colloquio privato di giovedì allAvana. Nel mirino dei cileni in particolare una frase di Fidel sul suo sostegno alla richiesta della Bolivia di riavere lunico sbocco sul Pacifico, perso nel 1879 durante una guerra col Cile, e ancora al centro degli sforzi della diplomazia boliviana.
Secondo la presidente cilena, le dichiarazioni del «líder maximo» sono andate «oltre i modi in cui i Paesi hanno rapporti» bilaterali. «Non accettiamo ingerenze di Paesi terzi, né in questioni interne né in affari bilaterali», ha tagliato corto la Bachelet. «Solo Cile e Bolivia parlano» di questo tipo di questioni strettamente bilaterali, ha chiarito la presidente cilena, commentando quanto scritto da Fidel. Appena atterrata a Santiago, Bachelet ha detto alla stampa locale di avere parlato della vicenda con il presidente, Raul Castro, segnalando «le dichiarazioni errate diffuse in un articolo dopo la mia visita di cortesia» a Fidel, riferendosi alle ultime «riflessioni» pubblicate dallex presidente. In un nuovo articolo, Fidel qualche ora fa è tornato sulla vicenda, e ha definito «un vociare oligarchico» le reazioni suscitate a Santiago dalle sue dichiarazioni: «È la stessa oligarchia che centanni fa ha strappato alla Bolivia la costa marittima che dava al Paese lo sbocco allOceano Pacifico».
La visita della Bachelet allAvana è stata la prima di un capo di Stato cileno nellisola dal 1972, anno in cui proprio Allende si recò in missione nella capitale cubana.
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