Riccardo Signori
AllInter ci vorrebbe. Sì, ci vorrebbe proprio Lotito Claudio, presidente certo, ma soprattutto laureato in pedagogia. Avrebbe pane per i suoi denti. Duri. Però, che dire?, anche alla Lazio ci vorrebbe. Il Lotito? No, il Moratti Massimo, anzi il massimo della signorilità con qualche soldone da spendere giusto per pagare almeno i volontari del servizio medico. Così vicini, solo per questioni di campionato (domani cè Lazio-Inter e in classifica i punti di distacco sono appena quattro) e così lontani: Moratti sperpera con fini ludico-affettivi, Lotito tira peggio di un genovese per pagare le tasse e tenere in piedi (nel senso del segno più) il bilancio.
Lotito fa lavaro e magari ti recita perfino Molière, anche se è il latino la sua lingua preferita. Moratti fa lo sceicco, non a caso se ne intende di petrolio e petroldollari e ti recita il Financial Times. Lotito è uno che ama dire: «Ridete pure, io non scherzo». Moratti, da qualche tempo, ha cominciato a dire: «Scherzate pure, io non rido».
Lotito rivendica la primogenitura dellaver capito che il calcio doveva cambiare strada ed ha messo tutti a pane acqua: dipendenti, giocatori, dirigenti. Ha asciugato lorganigramma dirigenziale ai minini termini, si è liberato dei «magnager», e vive con quattro telefoni (forse lunico spreco). Moratti è entrato nel Guinness del buco nero, che nel caso non è solo quello del petrolio: ha gonfiato tutto quanto era gonfiabile, anche il passivo di bilancio, ha comperato 125 giocatori, speso sul mercato 498,8 milioni di euro, ha un monte ingaggi di 86 milioni di euro e buon che questanno ha tirato un po la cinghia, si concede ogni sfizio (calcistico). E lunico low profile è nello stile di vita, numero dei telefoni posseduti compreso.
Visti così, cosaltro potrebbero mettere insieme questi due personaggi, se non la follia tutta italiana del pallone? Ed infatti sono lì che sazzuffano per il punto in classifica, per il rigore sì-rigore no (non solo quello dal dischetto), per dimostrare che uno stile di vita pallonaro può esser vincente. Moratti per non sentirsi sempre perdente e Lotito per non perdere la faccia. Uomini da polo nord e polo sud, che però non ti lasciano mai freddo. A modo loro sono sempre amabili, si intenda «da amare», perché poi al Lotito spiccano le spine, invece al Moratti non vien mai meno il «savoir fare».
Non ci sarebbe di meglio per studiare lalternanza dellessere o non essere, del possedere da quando sei nato con tutte le inclinazioni del caso e dello scalare lEverest da quando hai cominciato a studiarci. Ed allora quando lInter corazzata starà sul campo dellOlimpico contro la Lazio, ex lazietta, ora incrociatore leggero, chissà se la sfida varrà tutto quanto rappresentano i loro padroni? Oggi Moratti è pronto a vendere il marchio dellInter a 160 milioni di euro per i prossimi dieci anni: serviranno a ripianare i debiti. Lotito ha pagato la Lazio 21 milioni di euro. Moratti ha il tecnico che fece impazzire Lotito: non per la capacità, piuttosto per lo stipendio. Tre milioni e mezzo di euro? Ma siamo matti, disse e pensò il nostro.
Lotito è padrone di qualcosa che manca a Moratti: una impresa di pulizie. AllInter ci vorrebbe un po di ramazza. Basta guardare numeri e fatti per rendersene conto. Mancini ha sei assistenti fra vice e allenatori vari, Delio Rossi ne ha quattro, ma guadagna un decimo di quanto incassa laltro. LInter ha un bel gruppo fra medici e fisioterapisti, con due fiori allocchiello: un preparatore atletico della nazionale italiana (Gaudino) ed uno per quella inglese (Carminati). Vedete che i danari di Moratti pescano il meglio? Lotito non potrebbe mai permetterseli. Però anche lui, come Moratti, lanno scorso non ha vinto lo scudetto. O forse è vero il contrario.
Il costo medio di un giocatore dellInter è di due milioni di euro, quelli della Lazio stanno intorno ai 300mila euro.
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