nostro inviato a Brembate di Sopra
Un finto testimone? Uno che sapeva qualcosa e forse potrebbe essere compromesso? O solo e semplicemente il ragazzo che ha dato il giusto input alle indagini? Enrico Tironi, il testimone della prima ora, il giovane che aveva raccontato di aver visto Yara caricata a forza da due uomini su una Citroen di color rosso era stato sbugiardato dagli inquirenti. La pm Letizia Ruggeri sosteneva: «Una testimonianza inattendibile. Non le abbiamo dato troppo peso». Tant’è che Enrico, a quattro giorni dalla scomparsa di Yara, era stato denunciato per falsa testimonianza e procurato allarme.
Era comparso in tv, aveva parlato coi giornalisti della carta stampata, i criminologi avevano cominciato a studiarne i tic facciali. Ma ora il suo ruolo appare in una luce tutta nuova.
Bocciato più volte a scuola, simpatizzante della Lega, come si leggeva sul blog cancellato dopo la scomparsa della tredicenne, lui prima di quel giorno aveva addirittura commentato il caso di Avetrana: «Chi ha ucciso quella ragazza merita di morire, di marcire in carcere». E ora che improvvisamente sembra lui la chiave del giallo, si barrica nel silenzio: «Ho detto a chi dovevo tutto quello che avevo da dire, volevo solo che venisse fuori la verità». Gli investigatori potrebbero averlo voluto proteggere, nascondere ai giornalisti, alla stampa, perché non parlasse più. Per non allarmare chi davvero aveva rapito la piccola ginnasta che viveva le sue ore libere nel palazzetto dello sport di via Locatelli.
Chi è Enrico Tironi? È il nuovo giallo nel giallo. Chi prova a contattarlo si trova di fronte il muro dei genitori arrabbiati: «Non è in casa». In paese, considerato uno sbruffone, non si fa più vedere.
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