Politica

L’avventura dei crociati a pedale che sfidano la sorte a Gerusalemme

Dodici ciclisti partiranno dalla Brianza diretti in Terra Santa. Un viaggio che ripercorre le rotte dei pellegrini medievali: «I rischi maggiori li troveremo in Siria»

Giuseppe Marino

Due milioni di pedalate per quattromila chilometri, dalla Brianza a Gerusalemme. Percorrendo le orme dei crociati, o dell’arcivescovo di Canterbury, Sigerico, il primo pellegrino, nel 990, a descrivere la via Francigena. Ma forse, più che a Goffredo di Buglione e Federico II, i dodici ciclisti in partenza domani dal lago di Como si sentiranno vicini a San Francesco, che ai suoi frati diretti in Terra Santa raccomandava: «che non facciano liti o dispute, ma siano soggetti a ogni creatura umana per amore di Dio e confessino di essere cristiani». «Pregheremo e pedaleremo», dice infatti Enrico Anzani, ideatore del ciclo-pellegrinaggio che porterà un messaggio di pace ma anche solidarietà concreta, attraverso gli aiuti economici raccolti per il Centro scolastico Effetà Paolo VI di Betlemme, specializzato nella rieducazione audiofonetica dei bambini sordi, e l’Holy Family Center dell’Opera Don Guanella, a Nazareth, un punto di riferimento nell’assistenza ad anziani e disabili psico-fisici.
«Dopo tanti pellegrinaggi, da Fatima a Santiago de Compostela, ora ho l’occasione di coronare un mio sogno, andare in Terra Santa, e farlo alla mia maniera, sudando sui pedali», spiega Anzani a chi gli chiede come mai hanno deciso di confermare il viaggio nonostante i venti di guerra in Israele che avrebbero scoraggiato chiunque. Un sogno legato, oltre che alla fede religiosa e alla passione per le due ruote, anche alla carriera del 67enne esperto falegname brianzolo: dopo una vita passata a fare stipiti, la ditta per cui lavora, la Frigerio di Lurago d’Erba, ha voluto aiutare il suo storico dipendente, oggi responsabile della produzione, a realizzare l’impresa, sostenendolo nell’iniziativa insieme ad alcuni sponsor. «A novembre Enrico compie 50 anni di lavoro con noi - racconta Vittorio Frigerio - ha iniziato con mio nonno Cirillo e ormai c’è un rapporto che va oltre il lavoro. Era un suo grande desiderio e siamo contenti che lo realizzi. Purché nessuno rischi niente». Per organizzare il percorso, i Frigerio si sono rivolti a quelli di Overland, gli esperti di turismo d’avventura resi famosi dai viaggi in camion negli angoli più impervi del mondo trasmessi da Rai1. «L’idea dell’azienda che aiuta il dipendente a coronare il suo sogno mi è proprio piaciuta», dice Beppe Tenti, patron di Overland che ha studiato il percorso della nuova avventura. «Ci vorrà un po’ di fattore C. - scherza Tenti - ma siamo tranquilli. Ho alle spalle l’attraversamento dell’Afghanistan dominato dai Talebani e il percorso stavolta è lontano dalle zone di guerra. «I problemi - dice Giancarlo Corbellini, coordinatore dell’organizzazione - possono nascere più che altro dall’attraversamento della frontiera con la Siria, ma speriamo che il Paese non sia coinvolto nelle ostilità. E anzi che ci siano sviluppi positivi del conflitto mentre noi percorriamo il lungo tragitto, che prevede l’arrivo a Gerusalemme il 26 agosto». Lungo il percorso, la carovana si fermerà a Castelgandolfo, dove dovrebbe essere ricevuta dal Papa. Dopo la via Francigena, che collegava la Francia a Roma, e la via di Gerusalemme, che i crociati e i pellegrini medievali percorrevano per andare a imbarcarsi a Brindisi, il gruppo si sposterà in Turchia, dove attraversando l’Anatolia, ripercorrerà le vie battute da San Paolo. Infine la via di Damasco, per giungere attraverso Siria e Giordania fino a Gerusalemme. Qui i crociati su due ruote sperano di poter pedalare fianco a fianco con un’associazione di cicloamatori israeliani e una palestinese. E visitare, oltre ai luoghi più sacri del mondo, dove li aspettano i francescani della Custodia della Terra Santa, la fabbrica costruita dalla Compagnia delle Opere dove operai palestinesi ed israeliani insieme costruiscono una bicicletta dal nome evocativo: The Dove, la Colomba. Un lungo percorso che può avere come viatico una massima attribuita allo scrittore H.G.

Wells: «Ogni volta che vedo un adulto in bicicletta penso che per la razza umana ci sia ancora speranza».

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