da Milano
Non è bastata la buona notizia proveniente dagli Usa, con una crescita del Pil superiore alle aspettative: la malattia delle Borse internazionali continua. I principali listini hanno vissuto ieri una giornata nervosa con chiusure in calo praticamente per tutte le piazze: Londra, Francoforte e Parigi hanno perso rispettivamente lo 0,58%, lo 0,76% e lo 0,55%. Milano ha contenuto il calo a un -0,23%, mentre in controtendenza, per pochi decimi di punto, sono andate solo Madrid e Stoccolma. Nellultima settimana il calo dellindice Eurostoxx 600 (prende in esame i maggiori titoli del Vecchio continente) è stato del 5%. Il peggiore da marzo, quando i mercati furono travolti dalle paure per la «bolla» cinese».
La giornata si era aperta con gli allarmi provenienti dai mercati asiatici, con perdite superiori al 4% per Taiwan e Corea, intorno al 2% per Tokio e Hong Kong. Nel pomeriggio, con lapertura di Wall Street, le illusioni di chi sperava in un rimbalzo dopo la giornata nera di giovedì sono andate in fumo. Gli indici principali si sono sempre mantenuti negativi: a fine giornata il Dow Jones ha perso l1,54%, il Nasdaq l1,43%. A pesare sono state le paure di un blocco del mercato delle acquisizioni legate alla difficolta nel trovare finanziamenti da parte delle aziende (vedi anche gli altri pezzi in pagina).
I mercati, soprattutto quello Usa, sono sembrati invece poco influenzati dai dati sulla crescita delleconomia americana nel secondo trimestre dellanno. Gli analisti attendevano il 3,2% e invece il Pil ha fatto segnare un balzo del 3,4%. È il dato migliore dal primo trimestre del 2006. Nei primi tre mesi del 2007 leconomia era cresciuta solo dello 0,6% (la cifra è stata corretta ieri rispetto allo 0,7% comunicato in precedenza).
Anche la scomposizione del dato diffuso ieri, che sembra indicare una marcia non solo più spedita, ma anche più equilibrata delleconomia, è stata valutata con favore dagli analisti. A sostenere la crescita sono stati soprattutto gli investimenti delle aziende, in rialzo dell8,1% (dopo il 2,1% del primo trimestre) e la spesa pubblica. Si ridimensionano invece i consumi privati, cresciuti solo dell1,3%, il dato più basso dal 2005 e molto al di sotto del 3,7% del primo trimestre. Positivo landamento dellexport (6,4%) che fronteggia un calo dellimport pari al 2,6%. Il dollaro forte sembra dunque, come sperato da molti economisti, contribuire in maniera decisiva ad «aggiustare» uno degli ormai tradizionali squilibri delleconomia Usa, quello della bilancia dei pagamenti. Immediate le conseguenze sui mercati valutari con leuro sotto quota 1,37.
Sia il presidente Bush che il segretario al Tesoro Usa Henry Paulson hanno commentato i dati sfoggiando ottimismo. Paulson, che ha anche dato il via libera alla candidatura del francese Dominique Strauss-Kahn alla successione di Rodrigo Rato alla direzione del Fondo monetario internazionale, si è detto «confortato dal fatto che abbiamo uneconomia globale forte e uneconomia americana in ottima salute».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.