Ma l’effetto Carroccio non strega Milano In città i voti calano

Ma l’effetto Carroccio non strega Milano In città i voti calano

«A Milano si consolida il biscione del granducato di Berlusconi, molto più adatto alla città del carroccio lumbard». L’immagine di Alessandro Amadori, sondaggista di Coesis, racconta il risultato della Lega nella città in cui è esplosa ma dove da sempre fatica a affermarsi come proposta di governo. Alle europee è arrivata all’11,7 per cento, un dato inferiore al risultato delle politiche dello scorso anno (12,3 per cento) e molto lontano dal 22,7 per cento della Lombardia.
Matteo Salvini, la figura di leghista più presente nell’immaginario collettivo milanese, ha ottenuto un grande successo personale (11.257 preferenze contro le 11.637 di Umberto Bossi), forse anche grazie a proposte provocatorie come i vagoni della metropolitana riservati ai milanesi. La Lega però non ha aumentato i consensi. Al contrario, il partito di Bossi è scivolato leggermente giù. «Storicamente Milano è una delle città più difficili per la Lega - ammette Salvini - ma ritengo soddisfacente aver confermato il risultato dell’anno scorso, che ci aveva fatto triplicare i voti. E poi la Lega dà il meglio di sé dove ha un candidato proprio».
I trionfi leghisti sono storia del passato. Nel 1993 Marco Formentini diventò sindaco e la Lega era al 40 per cento. «Milano è una città laboratorio, archivia ed elabora prima del resto del Paese, è già oltre il leghismo. Il dato più significativo in questo senso è la stabilità del fenomeno berlusconiano» osserva Amadori. «Oggi qualche cavallo di battaglia leghista usato in campagna elettorale risulta meno centrato sui bisogni dei cittadini, che cercano risposte concrete. Si sente molto il problema della sicurezza ma il tema dell’identità è meno condiviso, è per così dire più provinciale». Conclude Amadori: «Milano premia il pragmatismo poliedrico di Berlusconi più che i temi identitari della Lega».
Il presidente della Regione, Roberto Formigoni, estende il discorso alla Lombardia: «Nessuno sfondamento, in Lombardia la Lega è avanzata di due punti, è cresciuto il Pdl e siamo tutti felici. Il voto a Milano è sostanzialmente invariato». Philippe Daverio, forte dell’esperienza di assessore alla Cultura di Milano con Formentini, ne fa una questione di dimensioni della città, oltre che di natura: «La Lega ha dimostrato un’eccellente capacità di governare i territori piccoli, sul grande non ce la fa». Daverio crede che la città desideri posizioni più moderate: «Questa è la città in cui è nato il mutualismo storico, è una città profondamente commerciale, esprime la capacità di accogliere tutto e tutti. Se non scambia muore. La sua anima profonda intuisce da dove arriva l’agiatezza e si ribella alle posizioni di frontiera».
Il leghista Salvini è meno sociologico e punta su Palazzo Marino, addirittura chiedendo un sindaco della lega al posto di Letizia Moratti: «I milanesi hanno bisogno di tutto tranne che di contenimento, sono stufi dell’ecopass e vogliono una città pulita e tranquilla. Anche la Lega paga questa politica e le mie parole semmai hanno portato voti.

Se qualcuno cerca responsabili per essere arrivati al ballottaggio alla Provincia di Milano, guardi altrove, magari agli assessori della giunta Moratti che non ho mai visto nei mercati». Ma esclude polemiche in vista del secondo turno: «Ho già mandato cinquemila sms agli iscritti per invitarli a votare Podestà».

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