L’ennesimo Tony Manero sulla pista da ballo della vita

Dopo i fasti dei musical americani degli anni 50, il genere torna alla grande nel 1977 con La febbre del sabato sera, manifesto delle nuove tendenze musicali, e da allora ogni pellicola musicale si porta appresso una scheggia di quel capostipite. Il mondo si riempie di epigoni di Tony Manero, una tendenza che non sembra tramontare; in Step Up c’è tutto l’armamentario del genere: il giovane senza ideali, la fanciulla che ama la danza senza sapere perché, le distanze sociali, l’amicizia coatta, i sobborghi metropolitani e le nuove chiese: le scuole di ballo, una sorta di istituti di riabilitazione per giovani disadattati. La vicenda è uguale a tutte le precedenti, ma in questo caso musica e ballo sembrano rappresentare le tendenze musicali attuali con maggiore finezza, unendo lo stile classico e quello degli slum con una logica spettacolare che finisce col travolgere ogni tipo di diffidenza.

Il giovane Channing Tatum è più che una promessa, recita e balla in souplesse, suggerendo più di quanto la sceneggiatura intenda. Consolatorio, gradevole, Step Up è un intrattenimento tutt’altro che ozioso.
STEP UP (Usa 2006) Di Anne Fletcher, con Channing Tatum, Jeanna Dewan. 90 minuti

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