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L’equivoco dei Comuni senza agenzie

Filippo Grassia

Il senatore Riccardo Pedrizzi, presidente della commissione finanze, ha confermato ieri al presidente del Sicon, Raffaele Palmieri, la volontà di difendere le concessioni esistenti contro un indiscriminato allargamento della rete: “Non riscontro l’esigenza di cambiare le regole in corsa tenuto conto che la raccolta delle scommesse è in costante aumento e il testo unico sui giochi a livello europeo non entrerà in vigore prima del 2010. Esistono quindi le condizioni per rinnovare le concessioni alle stesse condizioni del 2000 a difesa di chi ha fornito un contributo essenziale all’affermazione di questo mercato”. Il senatore s’è mostrato scettico, invece, sulla possibilità di una riduzione della tassazione da parte del Governo che è a caccia di nuove entrate. Palmieri ha aggiunto: “Non vorremmo ritrovarci nella situazione di subire decisioni unilaterali da parte dell’Amministrazione”.
Sul rinnovo delle concessioni Ughi, presidente di Snai, si è mostrato più ottimista: “E’ vero che i tempi si allungano oltre misura, ma è altrettanto vero che il direttore dei Monopoli, Tino, ha manifestato in un decreto la volontà di rinnovare le concessioni. Ne dobbiamo tenere conto. E comunque, indipendentemente da questa considerazione, non abbiamo alcuna intenzione di abbassare la guardia. L’estensione della rete, tanto per fare l’esempio più chiacchierato, può passare solo attraverso la concessione alle agenzie già esistenti di aprire punti remoti nei comuni scoperti delle province di appartenenza. Ai nuovi bookmaker, glielo posso garantire, non interessano i centri di poche migliaia di abitanti che non fanno business, ma le aree metropolitane”. Ughi è poi passato all’attacco sul tema della tassazione: “Il Governo deve capire che il settore delle scommesse sportive, specie quello che si svolge su internet, non può reggere la concorrenza in Europa, pressato com’è da un carico fiscale fuori mercato. Se vogliamo far crescere il mercato, dobbiamo limitare la tassazione”.
A questo proposito riportiamo una replica di Massimiliano Bancora, Country Manager di Betfair: “ Desidero evidenziare che alcune affermazioni del Dott. Sandi, Amministratore Delegato di Sisal, apparse su “Il Giornale”, non trovano riscontro nei fatti e possono indurre a considerare Betfair un evasore fiscale. Per evitare interpretazioni arbitrarie e parziali della realtà, vorrei puntualizzare che, ad oggi, la legislazione italiana regolamenta il mercato delle scommesse per le aziende presenti sul territorio nazionale attraverso una ricevitoria locale. Il modello di Betfair è totalmente differente da quanto sopra riportato, perchè utilizza Internet come canale unico per le transizioni tra gli utenti registrati…facendo incontrare domanda e offerta su quote decise dai singoli giocatori. Betfair si fa garante delle transizioni, attraverso una commissione, tassata regolarmente nei Paesi in cui la società ha sede. Benché internet sia un mercato libero e anche in assenza di leggi che regolamentano i flussi di scommesse in Italia, Betfair continua a cercare di colloquiare con lo Stato italiano. A oggi la risposta non è arrivata”.
Risposta. E’ vero che Betfair non opera con la logica del comune bookmaker, ma la legge italiana consente di effettuare scommesse solo tramite quei concessionari che rappresentano i canali autorizzati e garantiti dallo Stato. Betfair paga le tasse in Inghilterra, non in Italia, sfruttando condizioni più favorevoli di quelle con cui si confrontano i bookmaker di stanza nel nostro paese. Questo è il punto.

Mi permetta, Bancora, una domanda: “Se Betfair si ritiene nel giusto, perché ha pubblicizzato con enfasi l’ottenimento della concessione per poter operare in Austria?”.

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