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L’era Chirac finisce in tribunale «Non ho più forze per battermi»

L’era Chirac finisce in tribunale «Non ho più forze per battermi»

Colpevole. Con questa sentenza, nonostante la procura avesse chiesto il proscioglimento, ieri si è chiusa una giornata nera per l’ex capo di Stato francese Jacques Chirac, il primo a subire una condanna penale. Per molti il verdetto è il momento simbolico in cui cala il sipario sullo statista che a causa della sua età - 79 anni - e della sua malattia - una forma di Alzheimer - è ormai un uomo ben diverso dal giovane aitante presidente che il mondo ha imparato a conoscere durante i sue due mandati all’Eliseo, dal 1995 al 2007, dopo i 18 da sindaco di Parigi.
Il tribunale della capitale lo ha condannato a due anni con la condizionale per aver utilizzato fondi pubblici a fini personali, in particolare per aver pagato lo stipendio con le casse municipali a membri del suo partito (Rpr, neogollista) che figuravano titolari di impieghi fittizi al Comune. Per questi stessi reati - appropriazione indebita di denaro pubblico e abuso di potere - è stato già condannato Alain Juppé, attuale ministro degli Esteri.
«Affermo con onore: nessuna colpa mi potrà essere rimproverata», fa sapere l’ex presidente, protagonista della storia politica degli ultimi cinquant’anni in Francia. Lui che instaurò lo «scudo» dell’Eliseo nei confronti dei magistrati però, non ha più voglia di combattere: «Contesta in modo categorico il verdetto», ha fatto sapere in un comunicato, ma «non farà ricorso». E la ragione per cui non ricorrerà in appello la spiega lui stesso: «Purtroppo non ha più le forze necessarie per condurre (da solo) davanti a nuovi giudici la battaglia per la verità».
In memoria del suo passato glorioso e nonostante i due non si siano mai amati, sono arrivate ieri le parole del successore di Chirac, il presidente Nicolas Sarkozy, che «ha preso atto della decisione della giustizia» e ha precisato che non spetta a lui commentarla. Poi il tributo: la condanna «non deve far dimenticare» l’impegno dell’ex presidente «costante al servizio della Francia, che gli vale e gli varrà ancora la stima dei francesi».
Nato a Parigi il 29 novembre 1932, figlio di un amministratore di società, Chirac ha frequentato i migliori licei e poi - dopo un periodo giovanile avventuroso - anche l’Ena, la prestigiosa scuola di amministrazione pubblica. Entrato nel gabinetto di Georges Pompidou, allora primo ministro, Chirac comincia una carriera che coincide con la storia della Quinta Repubblica. È uomo della destra francese, nazionalista e centralista. Arriva all’Eliseo alla fine dell’era Mitterrand, nel 1995, replicando nel 2002. Il primo mandato è all’insegna della coabitazione con il primo ministro socialista, Lionel Jospin, il secondo ha il suo momento di massima visibilità in occasione della guerra in Irak, quando Chirac prese una posizione dura contro l’intervento della coalizione anglo-americana.

È il momento della sua massima popolarità. La sconfitta al referendum sulla costituzione europea nel 2005 - vinse il «no» nonostante l’impegno personale del capo dell’Eliseo - il crollo della popolarità, segnarono il suo irreversibile declino politico.

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