L’era web della moda: l’uomo è un tecnoultrà e pure un po’ spigato

«È qualcosa di mai visto che ricorda qualcosa di già visto, un nuovo in qualche modo riconoscibile». Domenico Dolce e Stefano Gabbana descrivono così la collezione uomo della prossima estate in passerella ieri a Milano, un interessante cross over di concetti a analisi sociologiche sotto forma di abiti. Il primo messaggio arriva con l'invito alla sfilata: una busta traforata contenente il biglietto in carta intrecciata. «Avran fatto la rete - pensiamo - dal pescatore siciliano al calciatore, la solita carrellata di bei maschioni».
Immaginiamo perfino un titolo tipo «per Dolce & Gabbana l'uomo va in rete» concludendo «sai che novità». In effetti non mancano i pantaloni in rete di nappa color cioccolato, le Tshirt in cotone intrecciato, tute, canottiere, pullover e giubbotti tutti un reticolo: niente di nuovo sotto il sole della moda anche se risulta impossibile trovare dei riferimenti. «Questa rete simboleggia il web: da internet ai social network, il mondo dei giovani» dicono i due stilisti spiegando che il vero obiettivo del loro lavoro stavolta è provocare una sorta d'abbraccio tra le nuove generazioni e il sartoriale, trovare formule inedite al classico senza comunque dimenticarne gli stilemi. Ecco quindi una sublime giacca a un bottone completamente priva di collo e revers eppure perfetta addosso, con un nuovissimo aplomb che accarezza i pettorali. Ecco quei pantaloni dal cavallo abbassato che il magico duo ha lanciato lo scorso inverno ma più accostati al corpo e armonizzati con le nuove proporzioni della giacca che può avere revers lunghissimi oppure doppiati, con punte al contrario e in ogni caso rielaborate: il nuovo vocabolario di una sartoria. Davvero bello il giubbotto fatto con il popeline di una bella camicia bianca e tutti gli accessori che, a livello di occhiali, scatenano l'entusiasmo di chi assiste alla sfilata in diretta sul web postando commenti e pareri.
Dello stesso segno la strepitosa collezione di Ennio Capasa per Costume National con l'insolito mix tra rockabilly e ultra tecnologia. I capi sono infatti interamente integrali, assemblati al laser, con cuciture agli ultrasuoni e costruzioni su nastri termo saldati. C'è poi l'idea della multifunzionalità (per esempio nel bomber in nylon che diventa una splendida giacca) ma le cose alla fine ritornano a quel gusto sartoriale che dovremmo considerare patrimonio nazionale. «In ogni paesino italiano c'è un sarto da uomo che sa fare cose incredibili» dice Capasa. Non scherza nemmeno lui accostando ai rigorosi modelli tecno sartoriali le clipper di Fonzie in una raffinata versione contemporanea e un paio di duilio (le scarpe rockabilly per eccellenza) glitterate.
Il risultato è un'immagine mai vista prima ma che alla fine ti ricorda qualcosa. Su questo concetto lavora anche Neil Barrett, stilista britannico da tempo di stanza a Milano con esperienze negli uffici stile di Gucci e Prada. La sua collezione può essere definita come moda geneticamente modificata: il chiodo di pelle applicato sull'impermeabile di cotone giapponese, il giubbotto da biker sul giaccone per non parlare dell'evoluzione della specie delle classiche fantasie maschili. Il quadrettino diventa prima un grande pied de poule e poi una forma geometrica mentre la tipica spina di pesce del cosiddetto Chevron passa dal microscopico al talmente grande che si rompono le righe creando un insolito zig zag. Il bello è che il designer nato in una famigli di sarti militari 44 anni fa, zitto zitto ha costruito una realtà commerciale di tutto rispetto che fattura 72 milioni di euro l'anno con una crescita secca del 38 per cento rispetto 2009. Meno brillante del solito la collezione di Jil Sander disegnata dal bravissimo Raf Simons a sua volta deciso ad esplorare i territori del classico in salsa nuova per catturare lo spirito dei giovani. Peccato che le braghette a vita alta facevano venire in mente la divisa dei Martinitt di buona memoria, mentre le pettorine in pitone colorato come gli splendidi anfibi da marine riuscivano a spezzare l'incanto della sofisticata semplicità che lo stilista di solito costruisce divinamente.

Formidabile davvero la sfilata Zegna con uno sviluppo colori perfetto: prima pallidi, poi acquosi, a un tratto spenti e infine luminosi come l'estate più bella che uno si possa ricordare. Da Corneliani, invece, le tinte scure appena addolcite da un tocco di rosa sembravano in tema con questa pazza stagione che sembra autunno e invece non lo è.

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