L’erba come la neve e i seggiolini: a Genova manca solo una giunta

(...) Ecco risolto il mistero della quasi impraticabilità del campo comunale di Genova. Ora si attende solo la segnalazione alle «autorità» da parte dell’assessore allo Sport, Stefano Anzalone, e l’apertura dell’inchiesta da parte della procura federale della Figc.
Sul disastro del terreno di Marassi ci si potrebbe provare a scherzare su. Se non fosse che una simile ricostruzione potrebbe persino non rivelarsi tanto fantasiosa. E soprattutto se non fosse che le due squadre genovesi, in piena lotta per un posto al sole europeo, continuano a rischiare l’incolumità dei propri campioni e forse anche l’esilio forzato su un campo neutro, perché la pazienza della Lega potrebbe esaurirsi prima di quella dei tifosi. Domenica scorsa, con la Samp impegnata contro l’Atalanta, il fondo del Ferraris era già nelle penose condizioni viste l’altroieri. I «tappulli» fatti a caso nelle due aree di rigore e a centrocampo sono rimasti terribilmente gli stessi a una settimana di distanza. Il Comune, Sportingenova, Aster o chiunque sia lo sfigato di turno che si trova in questo momento in mano la palla delle responsabilità che tutti buttano sulla scrivania dell’altro, non ha comunque fatto alcunché.
Così come nessuno ha fatto niente per montare i famosi seggiolini a norma Uefa, già «pagati» con i soldi della Regione e delle società, ma mai acquistati. «Prenotati» alla falegnameria Sansotta di Locri che neppure ha mai cercato sull’atlante la posizione geografica di Genova. Indispensabili per giocare eventuali coppe europee che forse la giunta comunale non si augura possano essere disputate da Genoa e Samp la prossima stagione. Tornando al terreno di gioco, la sindaco, di certo, ci ha messo come al solito del suo, dando la colpa alla «stagione che non aiuta». Evidentemente a Torino sono fortunati, vivendo già la primavera inoltrata. E a Siena, dove alla Samp quasi sembrava di giocare alla Playstation, già volano le rondini. Le tifose di Inter e Milan poi vanno allo stadio in bikini, visto il sole e le temperature che scaldano San Siro. Citare Firenze, Bologna o persino la provinciale Bergamo appare superfluo.

Città dove non hanno stadi di proprietà - la scusa che ormai va di moda tirar fuori per giustificare qualsiasi magagna - ma le amministrazioni si comportano da proprietari di stadi. Dove non ci sono più le mezze stagioni. Ma una mezza giunta comunale almeno sì.

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