L’ERBA DEL «NUOVO» È SEMPRE PIÙ VERDE

Città strana, Genova. Napoli, per evitare gli scippi di Rolex ai turisti, regala orologi di plastica griffati da noti stilisti a chi lascia i suoi preziosi Daytona d’oro nella cassaforte dell’albergo. Genova no, Genova per risolvere il problema della sopraelevata pericolosa per le moto, vieta alle alle moto di andare in sopraelevata. E cosa ci si poteva aspettare allora a proposito dello stadio? Il Ferraris vanta il campo più spelacchiato d’Italia e il sindaco Pericu, cosa fa? Intanto si lamenta perché la Federcalcio non vuol far giocare gli Europei sull’erba, cioè sulla sabbia, di Marassi. Ma poi si spinge oltre. Rilancia la voglia di secondo stadio. Suvvia, Manchester e Liverpool ne hanno uno per ognuna delle loro squadre cittadine e sono più piccole di Genova. Vero. Ma Manchester e Liverpool intanto sono capaci di tenere in ordine due stadi, mentre qui, con un solo campo, l’amministrazione comunale non riesce neppure a far arrivare l’erba a Natale. E poi, come direbbe il suo compagno Repetto (Alessandro, presidente ri-candidato per forza alla Provincia), qui mica giocano Manchester e Liverpool.
D’altra parte il sindaco non poteva rendersi conto che l’erba di qualsiasi vicino è più verde di quella del Ferraris, dal momento che lo stesso sindaco non ha quasi mai visto una partita del Genoa o della Sampdoria. E anche dal momento che nessuno, ad eccezione del «solito» Giornale, aveva mai parlato di strani rimbalzi del pallone già sull’erba apparentemente perfetta della scorsa estate. Pericu poi sfodera la sua cultura sportivo-amministrativa, citando il caso di Torino. Dimenticandosi però di dire che proprio a Torino hanno fatto il terzo stadio ma Juve e Toro sono tornati nel «vecchio» Olimpico. O che sempre sotto la Mole stanno pensando di rottamare tutte le strutture fatte per le Olimpiadi perché non ci sono soldi pubblici per mantenerle.
È vero, il secondo stadio potrebbe farlo un privato. E allora tanto vale chiedere a Reggio Emilia come è andata a finire la voglia di un nuovo gioiellino per il calcio costruito da un privato poi fallito. Ma Pericu pensava a ben altro privato. Solo ventiquattr’ore prima, alla notizia della discesa in campo di Riccardo Garrone per le amministrative contro Marta Vincenzi, il sindaco si era imposto di non commentare, di evitare valutazioni. Ieri non è riuscito a trattenersi. «A Garrone dico che fa bene a candidarsi come sindaco, ma che fa ancora meglio a pensare a un altro stadio per la città», si è lasciato andare. Ecco, bastava pungolarlo sull’unico punto rilevante del programma del nuovo sindaco.

Cosa deve interessare ai genovesi del Terzo Valico e del porto, dei negozi che chiudono e dell’Ici che non aumenta perché è già al massimo? Il secondo stadio, ovvio. E pazienza se manca l’erba nell’unico che c’è. Piuttosto, se proprio è un problema, nell’attesa si può vietare di far giocare Genoa e Samp al Ferraris. Come la Sopraelevata per le moto.

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