Magrissima, con il volto scavato, i capelli lunghi fino alla vita, lo sguardo basso, quasi vinto e le catene ai polsi. Così era Ingrid Betancourt nelle drammatiche fotografie emerse dalla giungla che laveva inghiottita per sei anni. Le immagini erano state scattate dai banditi della guerriglia marxista colombiana nel novembre 2007, per dimostrare che era ancora viva. Se vita si può chiamare linferno che ha vissuto la Betancourt.
Pochi mesi fa, altri ostaggi liberati, avevano lanciato lallarme: Ingrid stava morendo, divorata dallepatite. Invece ce lha fatta, anche se non tornerà mai più la ragazza spensierata degli studi a Parigi. E forse neppure la politica scomoda che in Colombia ha seminato odio e amore per le sue lotte contro la corruzione, per i diritti umani e a favore dellecologia. Ingrid Betancourt Pulecio è nata il 25 dicembre del 1961 a Bogotà. In famiglia è stata cresciuta a pane e politica. Il padre era un ex ministro. La madre ha fatto il salto da Miss Colombia a senatrice. In Francia va a vivere seguendo il papà ambasciatore a Parigi. Nella capitale francese frequenta l'Institut d'études politiques e sui banchi conosce il primo marito. Con le nozze ottiene la cittadinanza e dallunione nascono due figli, Melanie e Lorenzo. Il cuore, però, batte per la Colombia. Nel 1989 torna in patria. Nella sua prima campagna elettorale distribuisce preservativi. Lo slogan della candidatura è «un preservativo contro la corruzione». Vince nel collegio di Bogotà nel 1994 e molla i preservativi per imbracciare la causa ecologista. Fonda il «Partido Verde Oxígeno».
In realtà affonda il dito nelle piaghe del Paese, dalla corruzione al narcotraffico. Nel 1998 si candida al Senato e stravince. Dopo le elezioni scrive un libro di memorie pubblicato in Italia con un titolo profetico: «Forse mi uccideranno domani». Candidata scomoda nelle presidenziali del 2002 si intestardisce nel voler andare a parlare con i banditi delle Farc (Forze armate rivoluzioanrie della Colombia), da anni dediti al traffico di droga ed ai sequestri. Allultimo posto di blocco dei militari colombiani, prima della terra di nessuno la scongiurano di non proseguire. Assieme alla sua vice Clara Rojas ed altri collaboratori va a finire direttamente nelle fauci del lupo. Il 23 febbraio 2002 inizia il suo calvario da ostaggio eccellente.
Allinizio sembra che la faccenda si risolverà presto con un maxi scambio di prigionieri. Invece il neopresidente Alvaro Uribe si mette in testa di farla finita con le Farc. E il vecchio capo delle Farc, Manuel Marulanda alza il prezzo. Per la Betancourt la giungla diventa un lager. In una lettera scritta ai familiari si dice «stanca di soffrire». E descrive il suo dramma: «Qui la vita non è vita, è solo un lugubre spreco di tempo. Vivo e sopravvivo, su un'amaca, tesa tra due pali, ricoperta da una zanzariera e da una tenda che fa da tetto e mi lascia pensare che ho una casa. Ho una tavoletta su cui metto le mie cose, cioè il mio zaino e la mia Bibbia, che è il mio unico lusso». I carcerieri le permettono di scrivere per dimostrare che è ancora viva. «Fisicamente, sto male. Non mangio più, mi manca l'appetito, perdo molti capelli. Non ho voglia di niente». Nel maggio 2007 un poliziotto sequestrato, John Frank Pinchao, riesce a fuggire. Racconta di essere stato tenuto in ostaggio nello stesso campo della Betancourt. Ha visto anche Clara Rojas, la vice di Ingrid, che durante la prigionia ha dato alla luce un figlio, Emmanuel. Clara verrà liberata lo scorso gennaio.
Per Ingrid ancora buio, ma i capoccia delle Farc, a cominciare dal numero due, Raul Reye, vengono eliminati uno dopo laltro. Anche lanziano Marulanda muore dinfarto dopo un bombardamento governativo. Quattro ostaggi liberati in febbraio rivelano che è in pessime condizioni per lepatite B.
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