Cronache

L’esimio professor Coletti e la lezione di don Valentino

(...) A questo punto, l’italianista più noto fra gli italiani parte con la sua lezione: «Don Porcile è un prete che parla come tutti noi; che condivide il nostro fastidio per i mendicanti di strada; la voglia di polizia che ci prende quando ci assediano ai semafori; l’insofferenza verso i magrebini insistenti o gli zingari lamentosi e prepotenti».
Però. Però a Coletti non piace: «Ora, se neppure un prete sta lì ad additarci con il suo comportamento l’accoglienza e la tolleranza di fronte ai poveri, perchè dovremmo praticare noi queste virtù? se un prete ha perso la carità, la fraternità, la pazienza; se parla il nostro stesso linguaggio istintivo e crudele; se non è lì a insegnarci l’amore per il prossimo, soprattutto quando ci fa ribrezzo e ci secca, perchè fa il prete? È lecito pensare che, se il parroco parla come un leghista, allora è meglio un leghista; si fa prima». Insomma, siamo al «triste declino di un sacerdozio un tempo glorioso», paragonabile all’altro declino, quello degli intellettuali di sinistra.
Ora, ovviamente, ogni opinione ha diritto di cittadinanza. Anche quella del prof. Che, però, secondo me, dovrebbe andare a lezione da don Valentino. Carità, fraternità e pazienza, fin troppa, sono nel Dna e nella storia di Valentino. La dolcezza nella parola sgorga da ogni suo discorso: basta ascoltarlo, ad esempio, su Telegenova, a fianco di Franca Brignola in Cara Franca ti scrivo o nell’illustrazione del Vangelo della domenica, lontano da tanto politicamente e anche ecclesiasticamente corretto.
Ma, soprattutto, come ho scritto nei giorni scorsi - e mi ha fatto piacere ricevere parecchie lettere e telefonate sul tema, nel silenzio della politica - Valentino è un Pasolini della Genova 2010, una voce scomoda che dice verità scomode e passa come un pazzo fra i troppo savi e i troppo politicamente corretti.
Ma la follia pasoliniana ed erasmiama di Valentino è una follia che non ha paura di dire che il re è nudo. Che i veri deboli non sono gli zingari dotati di Mercedes con cerchi in lega da 1800 euro ciascuno, il che vuol dire che - al netto della vettura e persino senza gli pneumatici, (spero di ricordarmi bene l’articolo che serve in questa occasione, non vorrei incorrere nelle ire del professor Coletti) - siamo a 7200 euro solo di cerchioni. Che i veri deboli sono anziani a 500 euro al mese regolarmente molestati da questi signori fuori dalla parrocchia di Cornigliano. Che i veri deboli sono i genitori dei bimbi che vorrebbero semplicemente andare a farsi un giro con la carrozzina senza essere molestati all’uscita della chiesa. Che le vere deboli sono le donne, italiane e straniere, che hanno paura ad uscire per strada - a Cornigliano, Genova, Italia, 2010 - anche di giorno, per evitare le molestie dei rom.


Se abdica l’intellettuale, tutto questo è difficile da dire.

Commenti