«L’esito del referendum ha scompaginato i Poli»

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Marcello Chirico

Non parteciperà alla (ri)costruzione di una nuova Democrazia cristiana, perlomeno non nelle formule e con le persone che si stanno dando da fare in tal senso (leggi, Cirino Pomicino e Gianfranco Rotondi). Però il proprio contributo alla costruzione di un nuovo progetto politico che metta insieme laici e cattolici, «per una politica non più basata sui rispettivi ideologismi ma che, piuttosto, metta al centro la persona e il desiderio di una società più libera e liberale», questo sì, questo lo farà.
Che Roberto Formigoni non potesse starsene fermo, dopo i ripetuti movimenti tellurici registrati all’interno della politica italiana (a destra, così come a sinistra), era scontato. Lo si era già capito prima delle ultime elezioni regionali, quando tentò (non riuscendoci, perché bloccato da Berlusconi in prima persona) di far passare l’idea dell’allargamento all’esterno del centrodestra, è diventato ancora più chiaro all’indomani della vittoria del fronte anti-referendario «che - come sottolinea lui stesso - dimostra il cambiamento profondo dell’Italia, che in molti non avevano colto: questo Paese non è più quello degli Anni Settanta, così come è qualcosa di diverso l’Europa dopo gli esiti dei referendum sulla nuova Costituzione».
Di fronte a questi scossoni, il governatore lombardo - personaggio indubbiamente «forte» all’interno del centrodestra - ha ritenuto necessario, ieri pomeriggio, esternare pubblicamente quale sarà la rotta che lui ha intenzione di tenere d’ora in avanti, sgombrando il campo da possibili partecipazioni a progetti che non gli interessano. Vedi, appunto, la rinascita della Dc. «Un progetto - ha detto chiaro - che avrà una sua storia e che potrà avere le sue positività, ma del quale non farò parte».
Detto questo, si è passati all’analisi del voto referendario «in cui la gente non è stata zitta, ma ha urlato attraverso l’astensione. È vero che, di prassi, il 30 per cento dell’elettorato non va a votare, ma il 50 per cento ha bocciato il referendum. Vedo però il tentativo di voler minimizzare, se non addirittura negare, questa sconfitta». Di fronte a questo risultato «non previsto», la politica secondo Formigoni «deve saper essere umile e scegliere la strada dell’ascolto, sintonizzandosi con la gente e rifiutando la presunzione di aver capito tutto. Non deve parlare di contenitori, ma di contenuti. Perché c’è bisogno di un nuovo progetto politico e di una nuova prassi politica, che cattolici e laici possono costruire insieme».
Magari sostituendosi alle attuali aggregazioni politiche, così come sono concepite ora, «perché - ed è questo il passaggio principale del ragionamento formigoniano - gli schieramenti sono scompaginati. Quello che è successo mette in discussione la politica della stessa Cdl. Per questo, da esponente dell’area moderata, dico che laici e cattolici possono mettersi insieme per costruire una politica non ideologica ma fatta di contenuti. Personalmente continuerò a lavorare a quel progetto riformista che avevo in mente da tempo».
E nel confronto tra laici e cattolici, Formigoni non esclude il coinvolgimento della Margherita, come auspicato dallo stesso premier Berlusconi. «Ho apprezzato molto la scelta di Rutelli sulla legge 40, una scelta coerente col voto alla legge. Le conseguenze politiche di questo ognuno deve trarle per proprio conto. Prima c’è comunque il momento del dialogo, in un secondo tempo possono esserci gli inviti a lavorare insieme».
Formigoni ha quindi confermato la propria partecipazione all’incontro previsto al Piccolo Teatro per il prossimo 23 giugno, al quale interverranno pure il presidente del Senato Marcello Pera e il filosofo Paolo Del Debbio, «un dibattito - ha anticipato il governatore - nel quale tenteremo di dare risposte alle esigenze della gente. Si parlerà pure di contenitori, affiancando però la discussione sui contenuti. Mi va bene il partito unico, ma vedo con piacere che anche Berlusconi ha sposato la mia proposta di Partito Unitario».


Ieri sera ha sciolto poi l’ultima riserva e si è presentato, al Circolo della Stampa, per la presentazione del Movimento per il Ppe lanciato dai centristi veneti. Motivazione: «Il Ppe è una strada possibile di aggregazione». In giro c’è tanta voglia di nuovo.

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