L’esperto Ecco come si fa a riconoscere un «bidone»

La vera notizia, nella sfida che contrappone Bill Koch alla casa d’aste Christie’s, non è che le bottiglie che sarebbero appartenute al terzo presidente degli Stati Uniti, Thomas Jefferson, forse sono false ma che, se davvero risulteranno tali, a venderle sia stata una tale autorità in materia di bottiglie antiche. Per capirci, sarebbe un po’ come scoprire che il Papa è ateo.
Il mondo dei cosiddetti vini da collezione si divide in due: chi per davvero i vini li acquista perché un bel giorno li beve o li rivende per strappare un guadagno, e coloro che vogliono solo stupire. Nel primo caso abbiamo a che fare con veri intenditori, proprio come il vincitore della Coppa America 1992, pronti a frequentare le aste di Londra e New York, Ginevra e Amsterdam, nel secondo con grandi cafoni, arricchiti che non metteranno mai piede da Christie’s o Sotheby's perché quello che preme loro è stupire l’amica o gli amici nel ristorantissimo. Sono persone che decidono che vino ordinare (berlo non è detto) in base al prezzo, non al cibo in abbinamento o al gusto personale.
Il caso in questione è clamoroso proprio perché mischia due mondi che erano sempre rimasti ben distinti. Tra l’altro, bisogna ricordarsi che chi acquista a un’asta lo fa per risparmiare, non per stupire. A questi livelli di prodotto, non c’è altra forma più economica e più garantita di vendita. A parte il nome di chi batte Petrus, Château Margaux o Krug, ci sono le expertise che accompagnano ogni lotto a garantire il compratore. Poi si aggiunge la regola aurea: puntare alla cassa, dai sei o da dodici, e non alla singola bottiglia. Una cassa o arriva direttamente dalla riserva storica dell’azienda produttrice o da un collezionista che ha deciso di vendere, ovviamente con tutti i sigilli del caso. Il viaggio nel tempo di un singolo pezzo invece, non può essere mai garantito al 100 per cento con dei dati e dei fatti precisi perché può accadere che di un passaggio o di un proprietario si debba credere sulla parola. Figuriamoci i dubbi che possono nascere scorrendo la carta di un locale o il listino di un’enoteca la sera della cena speciale. Fondamentale tenere gli occhi aperti e non fidarsi mai, ci sono anche bidoni fatti in buonafede. Il boom della Cina ha investito in pieno anche il settore dei vini da favola nel senso che i suoi falsari sarebbero in grado di rivestire la bottiglia di polvere uguale in tutto e per tutto a quella di 30, 40 o più anni fa.
A parte chi tarocca vini di buon valore ma di annate contemporanee, lo champagne in vista di Natale o rossi piemontesi tempo fa in Germania, un alleato dei grandi truffatori arriva dal passato, quando le case francesi inviavano i loro nettari a Londra in botti perché fossero imbottigliati sul posto. Quei tappi sono anonimi, una pacchia per i malfattori.
Ecco, il tappo oggi garantisce di più l’acquirente ma deve essere consumato. Ogni dieci anni di riposo in cantina perde un millimetro in lunghezza. Non solo: il vino si infila in maniera capillare tra sughero e vetro, se un millesimo di decenni fa non ne ha uno imbevuto per almeno un centimetro meglio contestare l’ordinazione. Guai non soppesare la bottiglia.

Un tempo erano più pesanti, anche 900 gr contro i 600/700 di oggi e la differenza pesa anche a bottiglia piena. E potevano presentare leggeri difetti nonché una rientranza interna alla base più pronunciata. Un contenitore moderno riciclato per annate antiche, è come tentare di cambiare banconote scadute.

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