L’estate non è un’apocalisse di fuoco

Stimatissimo , lei dice bene e le sue parole suonano musica alle mie orecchie di ambientalista scettico. Però come la mettiamo con i 40 e più gradi in Sicilia, con gli incendi, il black out da massiccio consumo di energia, presumo per alimentare ventilatori e condizionatori, con i deliqui e i decessi da afa? Tutto lascerebbe pensare che la desertificazione stia accordando gli strumenti, o vado errando?


Forse i tromboni, caro Mastrantonio. Ce ne sono tanti, in giro. Fa caldo. E allora? È estate, no? E d’estate in Sicilia il termometro sale più che in Valtellina, dove sale più che nello Jutland, dove sale meno che a Riccione. Cosa c’è di strano? Leggo, nel solito quotidiano catastrofista e desertifichista, che a causa del caldo (inconsueto? Fuori stagione?) le mucche producono un 20-30 per cento di latte in meno. Ma va? Ma davvero? Si dà il caso che in estate ciò sia - da sempre, da molto prima del tempo in cui Berta filava - la regola. O è per ghiribizzo che s’usava, e da qualche parte s’usa ancora, condurre le mandrie agli alpeggi? Leggo ancora che - oh stupore, oh meraviglia - l’uva è già quasi matura. Embé? Si vendemmierà prima come accade, in certi anni di estati fresche, di vendemmiarla dopo. Sarà mica la fine del mondo. Ma veniamo alla «tragedia» siciliana. Lasciamo perdere gli incendi, che per il 99,9 per cento sono dolosi o accidentali (l’autocombustione, caro Mastrantonio, è uno dei fenomeni naturali più inconsueti. Se bastassero 40 gradi a provocarla, da qualche centinaio di millenni la Terra sarebbe un gigantesco pop corn) e parliamo un po’ del black-out. Chi ha indotto le folle a dare l’assalto ai negozi di condizionatori, ventilatori, refrigeratori? Chi le ha incoraggiate ad attivarli alla comparsa della prima goccia di sudore succhiando così milioni di kilowatt alla faccia del risparmio energetico e del galateo ambientalista? I talebani verdi, i catastrofisti che seguitano ad annunciare «emergenze caldo», a preannunciare «estati killer» con relativa scia di cadaveri. Finendo per convincere tanta brava gente che l’estate non è più una stagione, ma una faccenda da intervento della Protezione civile. E che dunque per non finire arrosto o liofilizzati conviene attrezzarsi trasformando le abitazioni in celle frigorifere.
Lo scirocco è fastidioso, questo è un fatto. Quando soffia le vecchie signore salentine mormorano, facendosi aria col ventaglio: «Mi si piegano le ossa...» perché quella è la sensazione che si prova. Però lo si è sempre ritenuto una scocciatura, non un fenomeno abnorme, un ictus della dolce e buona Terra Madre molestata dall’uomo cattivo. Ora, far fronte ad una scocciatura è un conto, far fronte a ciò che ci hanno convinto essere l’apocalisse di fuoco, un altro.

Quindi condizionatori a palla, giorno e notte, pale di ventilatori piccoli e grandi che girano all’impazzata per creare, in estate, un domestico clima invernale. Da passamontagna. E poi ci si sorprende, come tante Vispe Terse, se la rete elettrica va in tilt.

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