Cronaca locale

L’eterna avventura di Alice

Chi ignora cosa sia un «non compleanno»? Subito viene alla mente la festa nel giardino del Bianconiglio, il banchetto a cui siedono i personaggi a dir poco bizzarri che Lewis Carroll, pseudonimo di Charles Lutwidge Dodgson (1832-1898), aveva inserito nel suo celeberrimo romanzo «Alice nel Paese delle Meraviglie», del 1865, da cui poi Disney ricavò il suo omonimo cartoon (1951).
In attesa della prossima uscita, mancano poche settimane, del film del regista americano Tim Burton, sempre tratto dalla fiaba di Caroll, è la giovane compagnia di attori del Piccolo Teatro di Milano a proporre la sua versione del romanzo, che sarà in scena al Teatro Studio da domani al 28 febbraio per la regia di Emiliano Bronzino, che da anni collabora con Luca Ronconi (tra i vari, ad esempio, è stato assistente alla regia per «Infinities», o «Le Rane», ): «E' indubbio che il mezzo cinematografico consente soluzioni spettacolari -commenta il regista-. Il teatro stesso, però, è il mondo delle meraviglie. Così ho abbandonato subito una delle possibili soluzioni: l'impiego di audiovisivi. Lo spettacolo doveva avere un carattere prettamente teatrale e sfruttare le meraviglie che il teatro sa produrre coi propri mezzi: illuminotecnica, scenotecnica, costumistica, attrezzeria». Cappelli grandissimi, bruchi colorati, regine senza cuore, fanti, lepri e duchesse, si muoveranno sul palco per immergere tutti, giovani e non, in uno spettacolo di acrobazie, inseguimenti, magie e incantesimi (i costumi sono di Chiara Donati, le scene di Marco Rossi, musiche di Tiziano Bonini e luci di Claudio De Pace). L'importante sarà non cercare qualcosa di logico, obbligatorio abbandonarsi alla fantasia del racconto: il testo è stato tradotto dall'inglese «antico», dell'epoca vittoriana, e trasformato in drammaturgia da Margaret Rose con il regista, cercando di mantenere inalterato lo spirito del racconto. «Questa Alice teatrale si presenta più come un'antifiaba. Non impartisce alcuna morale, non vuole dare risposte né offrire soluzioni» spiega ancora Bronzino.

Bando a ogni doppio senso, tra cui ogni possibile allusione alle accuse di pedofilia che vennero mosse a Caroll fin dai primi anni del Novecento a causa della sua opera: l'Alice del Piccolo, Camilla Semino Favro, è una ragazzina che «commette un errore dopo l'altro, si lancia con tragica incoscienza in ogni sorta di pericolo… sembra quasi che Caroll abbia voluto insegnare ai bambini ad essere sovversivi e sviluppare un personale punto di vista sulle cose» conclude il regista.

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