Dall'agopuntura alle erbe miracolose dell'oriente alle antiche tecniche di massaggio. Da maggio, e per tuto il 2009, il castello D'Albertis ospiterà una sezione permanente di etnomedicina grazie alla convenzione firmata ieri tra Comune e Università di Genova. Il dipartimento di Scienze antropologiche fornirà il materiale che verrà prelevato dalla collezione lasciata dal professor Antonio Scarpa all'ateneo di via Balbi trenta anni fa. Si tratta di reperti della complessa realtà delle medicine tradizionali cinesi che verrà affrontata attraverso un itinerario e oggetti dei sistemi medici igienici, diagnostici, prognostici, terapeutici, appartenenti a una cultura lontana dalla nostra, ma che hanno quale comune scopo quello di alleviare le sofferenze umane. Tutta roba raccolta da Scarpa nei suoi viaggi in oriente anche prima della seconda guerra mondiale quando cominciò a raccogliere quanto poteva per la sua preziosa collezione, una delle poche al mondo di questo genere.
Il protocollo d'intesa è stato presentato da Maria Paola Profumo, dal professor Antonio Guerci, titolare della cattedra genovese di antropologia, da Maria Camilla De Palma, direttrice del museo D'Albertis.
Le sezioni saranno rinnovate ogni anno al Castello e saranno più fruibili per il pubblico grazie alla promozione del Comune e soprattutto per gli orari di apertura e le sale dedicate alla collezione. Il resto delle sezioni, a rotazione, rimarranno comunque in via Balbi. Il filo conduttore dell'esposizione è il concetto di Qi, energia in continua trasformazione, energia presente nel corpo umano, nel cosmo, il divenire delle cose, dall'inanimato all'animato, l'evoluzione degli eventi e dei fenomeni dal micro al macro, dalla vita alla morte, il tutto scandito da un tempo ritmico cosmico e fisiologico è lontano dal manicheismo degli opposti che caratterizza la nostra cultura.
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