L’Europa congela i fondi al governo palestinese

Gian Micalessin

«I palestinesi hanno deciso di votare per quel governo e devono sopportarne le conseguenze». Il ministro degli Esteri olandese Ben Bot spiegava così, ieri, la decisione sua e dei colleghi dell’Ue riuniti in Lussemburgo di confermare l’annuncio della Commissione europea congelando a tempo indeterminato tutti i fondi destinati all’Autorità Nazionale Palestinese. Il governo di Hamas nato già in bancarotta vede dunque definitivamente svanire il miraggio di finanziamenti per centinaia di milioni di euro e la popolazione palestinese si ritrova ancora più isolata. La chiusura a Gerico dell’ultimo ufficio di coordinamento tra l’Anp e l’esercito israeliano ha cancellato l’ultima vestigia della dimenticata pace di Oslo. Da oggi in base ai programmi varati dal governo di Ehud Olmert per boicottare l’esecutivo di Hamas non esistono più rapporti ufficiali e la situazione per la popolazione civile palestinese rischia di farsi ancora più difficile. Ne sanno qualcosa gli abitanti della fascia settentrionale di Gaza dove i bombardamenti dell’artiglieria israeliana hanno dilaniato a morte una bambina palestinese d’otto anni sorpresa dalle esplosioni nel cortile di casa. Attorno a lei sono rimasti feriti altri cinque adulti tra cui la madre incinta e una sorella di 19 anni. Una portavoce dell’esercito israeliano ha confermato il bombardamento della zona intorno all’abitato di Beit Lahia e l’ha giustificato con la necessità di bloccare i lanci di missili Kassam. «Siamo dispiaciuti per le vittime innocenti – ha detto la portavoce - ma alcune di quelle case e di quei cortili vengono utilizzati per lanciare missili contro Israele».
Il ministro olandese Ben Bot, illustrando il blocco dei finanziamenti europei ha spiegato che una parte dei fondi verrà convertita in aiuti umanitari. Pierre Kraehenbuehl, responsabile delle operazioni della Croce Rossa Internazionale, ha ricordato da Ginevra che l’assistenza umanitaria non basta da sola a prevenire il rischio di una rivolta. «La Croce Rossa è molto preoccupata per le conseguenze di questi tagli, in questo momento ogni deterioramento della situazione economica – ha spiegato Kraehenbuehl - rischia di avere pesanti ripercussioni sul terreno della sicurezza».
Ahmed Bahar, vicepresidente del parlamento palestinese dominato da Hamas, intervenendo di fronte alla folla riunitasi a Gaza ha definito un’ingiustizia il blocco dei fondi europei e ha chiesto agli europei di riconsiderare la loro decisione.
Israele ha definitivamente escluso, intanto, di riconsiderare il blocco di 50 milioni di dollari mensili in rimesse fiscali raccolti per conto dell’Anp ed ha spiegato di volerli utilizzare per pagare i crediti vantati dalle società che forniscono acqua, energia elettrica e carburante all’Autorità Palestinese.
La sospensione di tutti i rapporti con l’Anp definita «autorità ostile» dall’esecutivo di Ehud Olmert ha innescato la furiosa reazione di Hamas e del presidente Mahmoud Abbas finalmente d’accordo - dopo settimane di scontri e attriti - nel condannare la decisione israeliana. Per Sami Abu Zuhri, portavoce fondamentalista la rottura dei rapporti equivale a una «dichiarazione di guerra». Il presidente palestinese dopo aver chiesto al governo israeliano di rivedere la propria decisione ha spiegato che la rottura «viola completamente gli accordi siglati a suo tempo e tutte le leggi internazionali». La fine formale di tutte le relazioni è stata simboleggiata dalla chiusura dell’ufficio di coordinamento di Gerico, l’ultimo ancora sopravvissuto a sei anni di scontri e attentati. Dopo aver accatastato sedie e scrivanie su una fila di furgoni e fuoristrada il colonnello palestinese Khaled Ziyar ha consegnato le chiavi dell’ufficio agli israeliani e si è diretto con i suoi uomini verso il centro di Gerico.

La fine di ogni coordinamento rende più difficili tutte le procedure che rendevano possibile il trasferimento e la cura di malati palestinesi negli ospedali israeliani o il salvataggio e il recupero di cittadini israeliani sconfinati inavvertitamente in territorio palestinese.

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