L’Europa contro il mondo: parte la lotta per la poltrona

Finisce sul banco degli imputati, insieme con Dominique Strauss-Kahn, anche la gestione «amichevole» all’europea del Fondo monetario internazionale. É il Wall Street Journal a sparare contro la soluzione della «pacca sulle spalle» decisa dal board del Fmi dopo il caso di Piroska Nagy, la funzionaria con cui Strauss-Kahn intrattenne una relazione amorosa. Ben diverso, ricorda il Journal, il trattamento riservato dalla Banca mondiale all’americano Paul Wolfowitz, dimissionato da presidente sempre per una storia di sesso con funzionarie dell’organizzazione.
Sono passate poche ore dall’arresto di «DSK», e già s’infiamma la lotta alla successione. La partita è Europa contro il Resto del mondo, e che la questione non sia soltanto una forzatura giornalistica lo testimonia Angela Merkel. La cancelliera tedesca scende in campo personalmente, ed ufficialmente, per difendere le ragioni europee. «Sappiamo che nel medio termine i Paesi emergenti potrebbero aspirare ai posti della direzione del Fondo e della banca mondiale. Ma in questa fase - aggiunge - ci sono buone ragioni per dire che l’Europa ha buoni candidati». Al contrattacco anche il ministro delle Finanze belga Didier Reynders: «L’Europa è il primo azionista del Fondo - ricorda - ed è meglio che continui ad occupare quel posto». E sulle colonne del Financial Times, Wolfgang Munchau afferma che «gli europei sarebbero pazzi a lasciarsi togliere la guida del Fmi in un momento come quello attuale. Ci sono tanti candidati eccellenti - conclude - come la francese Christine Lagarde».
Sembra paradossale, ma è proprio una francese la candidata di punta della vecchia Europa. La Lagarde ha le carte in regola, e soprattutto sarebbe la prima donna a guidare il Fondo. Angela Merkel aveva pensato per un momento al nostro Mario Draghi, che però andrà alla presidenza della Banca centrale europea e comunque «non è interessato», dice la Banca d’Italia, a traslocare a Washington. Si è parlato anche dell’ex primo ministro britannico Gordon Brown, ma i bookmakers lo danno a quindici, che non è proprio una quota da favorito. Il «coniglio» dal cappello europeo potrebbe essere impersonato dal tedesco Jurgen Starck, con gran soddisfazione della Merkel.
Dall’altra parte, quella dei Paesi emergenti, c’è insoddisfazione per l’«eurocentralità» mostrata negli ultimi tempi dal Fmi. Ed i candidati si sprecano. Escludendo i cinesi, sui quali si abbatterebbe il veto degli Usa, sono in campo front runner indiani, spagnoli, messicani e quant’altri.

Si parla del governatore della Reserve Bank of India, Duvvuri Subbarao, dell’ex governatore della Banca centrale brasiliana Arminio Fraga, dell’ex ministro delle Finanze sudafricano Trevor Emanuel, del turco Kemal Dervis, dell’ex presidente messicano Ernesto Zedillo. Non manca un candidato di Singapore, il ministro delle Finanze Shanmuggaratnam. E i cinesi? Si accontentano di una vicedirezione generale per Zhu Min, assistente speciale di Strauss-Kahn.

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