L’Europa dice no ai «paracadute d’oro»

In cinque anni i dirigenti delle maggiori merchant hanno guadagnato oltre tre miliardi

L’Europa si sveglia e finalmente dice no ai «paracadute d’oro», che consentono ai manager delle aziende di intascare buonuscite milionarie anche quando hanno gestito male l’azienda o addirittura l’hanno fatta fallire. È un no per ora di principio e non vincolante, ma verrà pronunciato, già martedì prossimo dai ministri delle Finanze dei Ventisette, probabilmente all’unanimità, per lanciare un segnale forte all’opinione pubblica del Vecchio continente e porre fine a un’epoca che non è esagerato definire scandalosa.
Il progetto, anticipato da Le Monde, prevede che «le liquidazioni corrispondano al ruolo avuto del dirigente nel successo della società» e introduce criteri di valutazioni «legati alla redditività di lungo periodo» e non più solo di breve. Ovvero chi gestisce bene e in modo solido riceverà il compenso dovuto, chi fallisce non potrà pretendere la buonuscita. La Ue sollecita inoltre misure per «prevenire conflitti di interessi potenziali» in caso di fusioni o acquisizioni quando i manager possiedono delle stock-option; vuole insomma scoraggiare vendite speculative in occasioni particolari come queste.
Toccherà ai singoli Stati, se lo riterranno opportuno, rendere vincolanti le indicazioni comunitarie. Sarkozy ha già annunciato la presentazione entro poche settimane di un progetto di legge. Quello della lotta contro i privilegi ingiustificati dei supermanager era stato uno dei temi vincenti della sua campagna elettorale. Giunto all’Eliseo si era però limitato a una riforma più che altro cosmetica della normativa in vigore.

Ora, però, ha ripreso in mano il dossier, annunciando «di voler porre fine a questi abusi». Ha convocato la presidentessa del Medef (la Confindustria francese) Laurence Parisot, che ha subito promesso «di voler ripristinare il valore della responsabilità nel sistema imprenditoriale». \

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