«L’Europa ha paura dell’Islam? Troppi imam furbi e ignoranti»

«C’è una congiura dei grandi gruppi criminali. Sono appena stato in Afghanistan, i talebani sono mossi da interessi non religiosi ma economici»

«L’Europa ha paura dell’Islam? Troppi imam furbi e ignoranti»

Gridano forte per suscitare ira e apprensioni». E allora urli, proclami, minacce, fatwe, propagande integraliste nel nome di Allah. Gabriele Mandel è un sufi, un saggio dell’Islam, uno studioso che ha pubblicato 186 libri di etica, storia e religione, docente universitario, tra i fondatori del Consiglio direttivo dell'Università internazionale islamica Averroes di Cordoba, Spagna, commendatore al merito della Repubblica italiana, e soprattutto convinto che il messaggio di Allah sia arrivato in Occidente, e in Italia, con un suono distorto, con troppa rabbia e poca ragione. Mandel parla di reti di rancore che si riempiono di pesci piccoli, masse aggrappate ad un falso proselitismo fuori controllo. Uno Stato incapace di arginare un fenomeno dilagante, la paura della gente che non sa più distinguere tra buona e cattiva religione, che ha in mente gli attentati, i predicatori dell’odio che si inventano moschee nei retrobotteghe, le chiamate alle armi, la guerra santa, occhi pieni di livore e frustrazione, pronti a individuare il nemico occidentale.
Perché l’occidente ha paura dell’islam?
«Perché si sta facendo una propaganda anti islamica, perché i messaggi che arrivano sono quelli di odio e di lotta. Masse che vengono aizzate all’aggressività, alla rabbia, al rancore. Inoltre c’è un fortissimo senso di confusione. Manca l’ordine, manca un Ordine dell’islam, come quello che esiste per i medici, gli avvocati, i giornalisti. Quello che serve è un organo superiore che dissolva questo senso di improvvisazione e di precarietà».
Di chi è la responsabilità?
«C’è una congiura dei grandi gruppi criminali. È solo una questione di propaganda. Interessi economici legati ai cartelli di droga, al traffico di armi. A tutto quello che esula dalla legalità. Sono appena stato in Afghanistan e posso garantire che i gruppi talebani non sono mossi da sentimenti religiosi. In loro c’è una totale mancanza di islam. Questi gruppi non hanno piacere che ci siano intese tra cattolici e islamici. Muovono nel torbido, hanno interesse a destabilizzare. Sovvenzionano azioni che poi propagandano come azioni islamiche».
E gli imam? Non c'è, anche in Italia, una radicalizzazione delle prediche nelle moschee?
«I cosiddetti imam radicali, quelli che predicano l’odio sono solo l’appendice di un fenomeno, diffondono messaggi carichi di rabbia per far leva sulle masse ignoranti, su deviati psichici. Le sette vergini in paradiso, è un esempio di islam falso. Il vero paradiso è il ritorno in Dio. Il Corano vieta di uccidere se non per difesa, chi ammazza un musulmano non entra in paradiso, e per 14 volte è ripetuto che il suicida è destinato all’inferno. I predicatori che invocano la guerra santa è gente pericolosa che ha la coda di paglia, non vuole essere contraddetta in nessun modo e che rifiuta il confronto.
Qual è il livello culturale degli imam?
«Io frequento la moschea di viale Padova 144. Una moschea ufficiale, legale, dove l’imam è laureato in teologia. È un errore poi pensare che le moschee possano svolgere le stesse funzioni degli oratori, lì dove l’Italia un tempo ha formato i suoi ragazzi, o della Chiesa come istituzione sociale».
C'è un modo per controllarli?
«Le ambasciate potrebbero svolgere un ruolo determinante, di responsabilità e di regolamentazione. In Turchia ad esempio gli imam sono stipendiati dallo Stato.

È un ruolo gestito dal ministero degli Affari religiosi islamici che sovrintende alle moschee. In Francia poi esiste una consulta eletta direttamente dai musulmani».
E l’Ucoi in Italia?
«L’Ucoi è una libera associazione legale ma non può essere chiamata università».

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