L’Europa è troppo grande per Mancini?

Cordoba stagione finita. Materazzi e Ibra a Londra per uno spot, ma non è ancora pace

Resta solo una controprova prima di rivedere il mondo interista cadere in depressione cronica e veder volare gufi, cornacchie e rinnovare il barzellettiere. Inter-Liverpool eppoi più. Per ora c’è da fantasticare nella caccia al colpevole dell’ultima notte da incubi: all’Inter uno sport che va sempre di moda. Martedì Ibrahimovic ne ha indicato uno: «Chiedete a Materazzi cosa è successo». Frase recapitata a nome dello spogliatoio. Certo, i due avranno avuto modo di spiegarsi: hanno viaggiato insieme da Liverpool a Londra e ieri hanno consumato la giornata nell’interpretare uno spot pubblicitario. Per sicurezza la società li ha fatti accompagnare da un suo dirigente fisicamente prestante. E il suddetto ha garantito la tranquillità. Ma ancora non è pace fra i due. Allora contro chi puntare il dito? All’aeroporto di Liverpool un gruppo di tifosi, nel solito lacunoso e scomodo ritorno nel cuore della notte, lo hanno puntato contro Mancini e lui, a brutto muso, ha risposto per le rime. Così duro e così tosto da lasciar tutti ad occhi spalancati. Alcuni sondaggi, via Internet, hanno messo ancora il tecnico primo accusato, subito dietro tutta la squadra, terzo Materazzi espulso per due interventi fessi. Da parte sua Moratti aveva già tirato la sintesi: «Non ho rimproveri per Mancini e la squadra. Per 86 minuti sono stati eroici. In quanto all’espulsione è un anno così: ci tocca imparare a giocare in dieci». E ha incassato il cavalleresco incoraggiamento di Berlusconi: «Vedrete, l’Inter si rifarà». Tuoni, fulmini, saette e processi sono rinviati al ritorno. Moratti, per ora, ha cercato di nascondere la rabbia che esiste e sarà trascinata nel tempo. Il presidente, infatti, non sopporta che nell’anno del Centenario rispunti l’ennesima figuraccia europea. Già, tutto cambia, tutto scorre, ma l’Inter di Champions resta implacabilmente legata alla sua tradizione. Non c’è un sol peccato a macchiare le partite. Provando ad elencare, se ne scoprono almeno dieci. Capi d’accusa di un processo che rischia di far scolorire la bontà della sua prepotenza calcistica in campionato. Vediamoli.
A Incapacità di interpretare subito la partita: dagli ottavi in poi è una costante. Villarreal e Valencia non hanno fatto scuola.
B I campioni si defilano. Tutti pensano a Ibrahimovic, ma cosa dire di Stankovic e Cruz, di Vieira e Maicon? Non è storia di ieri, ma pure del passato: Recoba e Vieri, Adriano, Veron, Van Der Meyde. Come fossero tutti colpiti da un virus.
C Ibra fa caso a parte: in Europa manda il suo gemello venuto male. Sembra un fantasma. Non sempre per colpe proprie. Ma se la squadra non aiuta, un campione deve trovare soluzioni personali.
D Troppa tensione nervosa: difetto costituzionale nerazzurro. In campionato o in Champions le espulsioni non si contano.
E Mancini non segue l’istinto e le intuizioni che, soprattutto in campionato, lo hanno valorizzato. A Villarreal voleva far marcare a uomo Riquelme: idea riposta fra i tormenti. A Liverpool voleva giocare con cinque centrocampisti ed una punta: l’Inter avrebbe sbandato meno. I Reds hanno vinto proprio a centrocampo.
F Troppe sbadataggini difensive. Vizietto costituzionale. Ed ora che Cordoba ha chiuso la stagione (lesione al crociato anteriore del ginocchio sinistro: sarà operato) tutto si complica.
G La squadra si scioglie nei momenti cruciali.
H Il peso psicologico dei precedenti è un tormento.
I Eterni problemi di formazione. Anche stavolta Stankovic e Vieira non erano in buona forma.

Sarà un caso, ma l’Inter va in difficoltà quando si fanno male i suoi lottatori: martedì Cordoba e Materazzi, a Valencia mancavano Cambiasso e Vieira.
J Prevale una mentalità da torneo lungo. Nuova sentenza l’11 marzo.

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