Europei 2008

L’Europeo non è una favola: anche l’Austria è ko

Alla Croazia basta un rigore (il più veloce di sempre) dopo 3 minuti del talentino Modric. Poi respinge l’assalto finale dei padroni di casa

L’Europeo non è una favola: anche l’Austria è ko

Quando l’Austria, Cenerentola designata di quest’Europeo, si è svegliata dal brutto sogno iniziale - un incubo durato un tempo e mezzo, tranne un sussulto sul finire della prima frazione -, la mezzanotte era già scoccata da tempo. La carrozza era tornata una zucca, al posto del vestito della festa erano i ricomparsi i soliti stracci quotidiani e del principe azzurro nemmeno l’ombra. Al «gran ballo» di questi Europei, era rimasta soltanto la perfida Croazia che, come le sorellastre crudeli della favola dei fratelli Grimm, aveva disposto a piacimento degli avversari: prima aveva infilzato l’Austria con il rigore di Modric dopo tre minuti di gioco, quindi aveva dato l’impressione di poter affondare il colpo letale in qualsiasi momento della partita. Nella ripresa invece aveva arretrato pericolosamente il proprio baricentro regalando l’illusione di un insperato gol del pareggio all’undici di Hickersberger.
Alla Croazia - sotto gli occhi di un attento Fabio Capello, avversario con l’Inghilterra proprio della nazionale croata nelle prossime qualificazioni mondiali - sono bastati soltanto tre minuti per stravolgere i piani austriaci di una partita all’insegna dell’attesa: il rigore del giovane Modric e i continui affondi di uno scatenato Ivica Olic avevano già mandato in tilt la retroguardia padrona di casa prima ancora che tutti gli spettatori avevano trovato posto all’interno dell’Ernst-Happel Stadion di Vienna. Al ct austriaco Hickesberger, dopo i proclami della vigilia, «vogliamo i quarti di finale: arrivati a quel punto, ogni squadra può battere chiunque e tutto diventa possibile», non è riuscito il colpo di bacchetta magica, cambiando in corsa più volte il modulo tattico: prima la difesa a cinque, esperimento durato il tempo di un sospiro, poi il passaggio al 4-3-1-2 per finire col tridente Harnick-Kienast-Korkmaz supportato da Ivanschitz.
Un’Austria che per oltre settanta minuti di gioco è andata alla ricerca della scarpetta di cristallo per poi accorgersi che chi la indossava se ne stava bellamente seduto in panchina. L’ingresso in campo di Umit Korkmaz esterno offensivo del Rapid Vienna, a venti minuti dalla fine, ha infatti dato una scossa all’Austria, fino a quel momento troppo legata alle conclusioni dalla distanza dei vari Aufhauser e Prodl e ai lanci lunghi alla ricerca di uno spento, spentissimo Roland Linz.

E guarda caso, l’occasionissima per il pareggio è capitata proprio sui piedi di Korkmaz, ma il suo velenoso tiro a girare sul secondo palo non ha sorpreso l’estremo difensore croato Pletikosa, che dopo ottantacinque minuti in relativa inoperosità si è fatto trovare presente. Purtroppo, solo nelle favole c’è sempre il lieto fine. E la mezzanotte austriaca era già scoccata da tempo.

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