L’Europeo va alla Francia. Schiaffo Uefa ai sogni d’Italia

Non erano bastate la Polonia e l’Ucraina. Anche la Francia e la Turchia. Quelli del ranking come definirebbero questa batosta europea? Una commedia all’italiana, secondo buone abitudini nostrane in fatto di strategia politica.
Battuti a Cardiff da due Paesi in evidenti difficoltà per le infrastrutture ma più astuti ed efficaci di noi, messi all’angolo da due Nazioni più convinte e solide, che razza di progetto pensavamo di poter realizzare? Con quali carte ci siamo seduti al tavolo?
La nostra superbia ci ha portato alla sconfitta. Il gemellaggio con la Francia, l’ipotesi di un Europeo a due, come quelli già vissuti tra belgi e olandesi, austriaci e svizzeri e, i prossimi, tra polacchi e ucraini, è stato archiviato ancor prima di prendere corpo, siamo stati respinti dal solito e prevedibile chauvinismo transalpino; invece di usare le armi politiche, i buoni rapporti tra l’Eliseo e palazzo Chigi, un serio e assiduo lavoro diplomatico a livello internazionale, anche con l’Uefa, abbiamo scelto, quasi per ripicca, la strada solitaria e da soli siamo rimasti, terzi su tre, con l’orgoglio paesano di aver ricevuto un solo voto di preferenza, quello di Malta, in alto la Croce.
Nicolas Sarkozy e Abdullah Gul, i capi di Stato, a nome della Francia e della Turchia, hanno esposto le ultime carte. A nome del nostro governo si è ripresentato il sottosegretario alla Presidenza del consiglio Rocco Crimi, mentre il presidente della federcalcio, Abete, non ha avuto nemmeno il supporto politico e fisico, ieri a Ginevra, del suo collega Beretta, presidente della Lega calcio.
È un altro segno particolare della nostra carta di identità politica, disuniti si perde, sul calcio sventola bandiera bianca. Singolari anche le parole dello stesso Abete che ha commentato la sconfitta: «Abbiamo messo passione, competitività, spirito europeo ma evidentemente sono prevalse altre motivazioni». Non spiega quali, come al solito la tattica del sospetto paga sempre e, per l’appunto, la vittoria della Francia viene letta come la furbata di Michel Platini, trascurando il dato che nello scrutinio finale lo scarto tra i due Paesi, Francia e Turchia, sia stato di un solo voto.
Dunque è sempre colpa degli altri e mai responsabilità nostra.

I quattro titoli mondiali sono stati vinti sul campo dalla nazionale azzurra, il pallone alla fine ha sempre la meglio. Il calcio, no, quello vive una sua vita diversa.
Potremo comunque dire di essere arrivati terzi e di meritare la medaglia. Di bronzo. Come la faccia.

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