L’evaso dal manicomio nascosto sotto un ponte

Arrestato Carlo Nicolini, l’uomo fuggito dall’ospedale psichiatrico: «Volevo solo stare fuori un po’ di più». Nel ’95 aveva ucciso i genitori

Diego Pistacchi

da Genova

L’assassino bussa alla porta. E per farlo fatica a tirare fuori una mano dai jeans. La testa incassata tra le spalle a cercare un lembo di maglioncino, gli occhi lucidi e brividi su tutto il corpo: «Posso entrare, ho freddo». La caccia all’uomo era ancora in corso in mezza Italia, ma Carlo Nicolini, l’evaso dall’ospedale giudiziario di Montelupo Fiorentino, non era mai andato via. Ha dormito sotto un ponte per tutta la notte, svegliandosi più per il gelo che per i treni che gli passavano sulla testa. Poi ieri mattina ha cercato un po’ di conforto battendo alla prima porta che ha trovato. Quella di una ditta di trasporti della zona industriale che sta proprio a due passi dall’ospedale dal quale era sparito. La sua faccia su tutti i giornali non era stata ancora messa a fuoco dai dipendenti, e poi era tutto tranne che la faccia di uno che undici anni fa ha ucciso e squartato papà e mamma perché vedeva gli spiriti maligni che li possedevano. Per questo nessuno si è agitato.
Elicotteri e cani dal fiuto infallibile non servono. Si ritrova così un pericoloso pluriomicida, che alla bambina di sei anni che lo vide per primo in casa sporco di sangue rispose: i miei genitori sono morti, erano cattivi. Si ritrova con un trasportatore che si impietosisce e gli chiede chi sia, da dove venga. «Da lì - che domande -. Abito lì». L’indice segna l’ospedale psichiatrico di Montelupo, è la sua casa c’è poco da fare. Ci vive da undici anni e ci sta anche bene. Mica voleva scappare. Quando lo vengono a prendere i carabinieri, allertati dai dipendenti che cominciano a capire qualcosa, lui è felice perché ha una coperta addosso: «Volevo solo stare fuori un po’ di più». Il significato di evasione non lo conosce, fin da quella volta che a Chiavari, finita l’udienza dal giudice che lo interrogava, si è andato a fare un giro per le bancarelle del mercato davanti al palazzo di giustizia. Tutti erano agitati, si erano persi il killer dei genitori, lui no. Neppure sa di avere tre milioni di euro di eredità lasciati da papà Mario, 72 anni e una vita da medico di paese, e da mamma Letizia Ferraro, 61 anni e casalinga in quella splendida villetta nell’entroterra di Sestri Levante. E neppure sa che intanto quei soldi li deve gestire un curatore legale nominato dal tribunale. È un milionario che batte i denti per il freddo e dorme sotto un ponte con un maglioncino addosso. E gli va bene così perché è felice di essere stato «arrestato» e riportato a casa.
Chi sa la storia può obiettare che casa sua è in Liguria, e che la scorsa notte poteva essere diretto lì. Un’eventualità che non possono permettersi di escludere i carabinieri, ma che non è mai stata percorribile. Carlo Nicolini è quello che tratteggia il direttore dell’istituto psichiatrico. Lo farà anche per discolparsi un po’ Franco Scarpa, per aver «creato allarme nel territorio», ma è inappuntabile quando dice che «ogni licenza concessa dal giudice su proposta dell'istituto è accuratamente vagliata e selezionata in base alle caratteristiche del paziente e alle prospettive per egli stesso attuabili». Carlo non ha mai dato motivo di credere che volesse scappare, e finora le licenze erano sempre andate tutte bene. Resta un problema. Nicolini «è affetto da una grave forma di psicosi schizofrenica».

Non gli è passata quella malattia che gli ha fatto squartare i genitori con la mannaia, è solo migliorata un po’. Il tentativo è quello di reinserirlo gradualmente in una comunità terapeutica della sua Liguria. Ma ora devo fargli capire che casa sua non sarà più «lì», a Montelupo.

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